Il 2030 è prossimo e così gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda ONU, appannaggio non solo di Governi e di politica: siamo tutti stakeholder della sostenibilità, e non solo di quella ambientale – di più immediata comprensione – ma anche sociale ed economica. Consumatori, lavoratori, imprenditori… nessuno è esente dall’affrontare le tematiche mosse dagli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, e non solo da qui a sei anni. Ecco quindi che Valoritalia, insieme allo spin off dell’Università di Siena Santa Chiara Next, ha avviato EquiPlanet, nuovo standard di certificazione della sostenibilità destinato alle imprese agroalimentari, facendo tesoro dell’esperienza operativa acquisita con lo standard Equalitas, che già certifica la sostenibilità delle imprese vitivinicole. L’approccio di EquiPlanet è però olistico: infatti non certifica l’azienda o il prodotto bensì l’organizzazione sostenibile, avendo gli SDGs nativi nella propria metodologia messa a punto da Santa Chiara Next in collaborazione con lo United Nations Sustainable Development Solutions Network e il Columbia Center on Sustainable Investment della Columbia University.
Tre aziende food sono già entrate a far parte del protocollo: Rigoni Asiago, Auricchio e Molino Petra.
Un percorso non semplice, che i tempi impongono si intraprenda: sostenibilità agita, non un sostantivo da declinare nella comunicazione aziendale. I dati parlano chiaro: “È ormai attestato che lo scenario sia grave e antropico, e i costi del non fare sono maggiori di quelli del fare – precisa Angelo Riccaboni, presidente EquiPlanet e già rettore dell’Università di Siena -. Le aziende sono chiamate allo sforzo dell’agenda 2030. Qualità è ora trasparenza, sostenibilità e connessione al territorio e tutto ciò migliora la reputazione. Il settore agroalimentare mostra però profili da analizzare con lenti specifiche e mercati, GDO e filiera tendono a premiare prodotti considerati sostenibili. È quindi un’opportunità e un percorso, non un arrivo definitivo, modulabile sulla base di caratteristiche e dimensioni dell’azienda agricola: gli stessi requisiti non saranno obbligatori per tutti”.