Adesso si potranno esportare i salumi italiani a breve stagionatura in Usa.
Il via libera lo ha dato con un provvedimento l'Aphis, l'Animal and Plant Health Inspection Service, agenzia del dipartimento dell'Agricoltura che ha il compito di proteggere e promuovere alimenti, agricoltura e risorse naturali. Ha concesso l'importazione ai salumi prodotti in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Nessun rischio per la malattia vescicolare del suino che aveva portato a chiude l'accesso alle eccellenze made in Italy. Chiusura che è costata all'incirca 250milioni di euro alle aziende del comparto.
L'Aphis ha preso in esame le misure di sorveglianza, prevenzione e controllo attuate dall’Italia nelle quattro regioni e due province autonome, valutando la riduzione al minimo della probabilità di introdurre la malattia negli Stati Uniti, ma se da un lato ha aperto il varco all'esportazione dall'altro ha anche introdotto alcune restrizioni: i prodotti potranno essere esportati solamente da stabilimenti espressamente autorizzati dalle Autorità statunitensi, accompagnati da apposito certificato sanitario. Inoltre i salumi dovranno inoltre essere scortati da un’ulteriore attestazione veterinaria con la quale si deve garantire che nell’impianto in cui gli animali sono stati macellati non siano stati introdotti carni o animali provenienti da Regioni non indenni da Mvs o che abbiano attraversato regioni non indenni, a meno che questo non sia avvenuto (per le carni) in container sigillati dall’Autorità sanitaria in regioni riconosciute free.
Ad essersi battuta per la commercializzazione di questa tipologia di prodotti, mortadella, pancetta, coppa, culatello e salame, negli States è stata l'Associazione Industriale delle Carni e dei Salumi, organizzazione di categoria di Confindustria che rappresenta le imprese di produzione dei salumi (prodotti trasformati di carne suina e bovina) e di macellazione suina. Un importante traguardo per il settore che vale in totale, secondo gli ultimi dati, 809 milioni di euro e che nel 2012 è cresciuto nei Paesi extracomunitari. Toccando, proprio negli Usa, quota 48 milioni di euro. Ad essere più richiesti dai consumatori d'oltreoceano i prosciutti crudi stagionati ( l'importazione è aumentata del 28,2 per cento in valore e del più 20 per cento in volume) e prosciutti cotti (più 58 per cento in valore).
C.d.G.