“Abbiamo intenzione di presentare un piano strategico per l’olivicoltura che riguarda tutto il Paese. Il 2018 è stato un anno particolarmente critico, abbiamo perso circa il 60% medio di produzione nazionale, ma la cosa che più ci preoccupa è una totale discrasia tra i piani che vengono attuali a livello regionale e i Psr: non siamo in grado di dare le stesse possibilità alle imprese che vogliono investire: dobbiamo dare uniformità per garantire gli investimenti necessari per il miglioramento qualitativo”.
Lo ha detto al Salone di Origine della Fiera di Vita in Campagna il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, intervenuto alla premiazione del premio oleario internazionale “Aipo d’Argento”. “La strategia di Coldiretti – ha proseguito – è coinvolgere le nostre istituzioni, far capire che si può copiare da chi è stato più bravo di noi per decidere come e dove investire nei prossimi anni. La Spagna investe ogni anno circa 120 milioni di euro in un piano strategico nazionale, in Italia 30 milioni di euro in tre anni. Questo fa capire la sproporzione: qualche decennio fa la produzione spagnola era pressappoco come quella italiana, oggi è circa 7-8 volte la nostra. Tra le buone prassi italiane, il Lago di Garda è un ottimo esempio sul fronte della valorizzazione della produzione grazie alla ristorazione e al turismo: oggi tutto ciò che viene prodotto viene venduto e commercializzato”. Per Prandini: “Dobbiamo valorizzare quello che è elemento distintivo del nostro fare agricoltura: abbiamo un numero di cultivar che non esiste in nessun altro Paese. Puntare sulla distintività, quindi, ma anche accompagnare le nostre aziende nell’internazionalizzazione. È necessario crescere e recuperare non solo in termini di produzione ma anche di posizionamento”.
Sul fronte dell’etichetta d’origine, divenuta d’obbligo per i prodotti made in Italy con l’approvazione del Dl Semplificazione lo scorso febbraio, il presidente di Coldiretti ha aggiunto: “I meccanismi di etichettatura nei prossimi anni potranno favorire questo processo: tutto ciò che potrà essere digitalizzato in termini di informazioni e lavoro svolto dall’azienda, dalla coltivazione alla lavorazione, potrà essere nuovamente valorizzato in termini di comunicazione al consumatore. C’è molto da fare sotto questo punto di vista”.
C.d.G.