Tutelare il Moscato d’Asti al pari della maggior parte delle varietà nazionali.
È quanto chiede Coldiretti rispetto all’approvazione del Decreto “Etichettatura”. Facendo parte dei vitigni varietali, la legislazione attuale consente di utilizzare il nome moscato anche senza la denominazione di origine. L’Unione Europea lascia però agli Stati membri la possibilità di tutelare le zone di origine attraverso la limitazione del nome del vitigno già protetto con la Doc. “La Regione Piemonte – spiega Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo – è al nostro fianco in questa azione di tutela che, condotta insieme al Consorzio del Moscato d’Asti Docg, ha lo scopo di porre rimedio alle storture rispetto all’etichettatura”. “Il nostro obiettivo – rileva Gianfranco Torelli, vice presidente di Coldiretti Asti e componente di parte agricole nel Consorzio dell’Asti e Moscato – è di limitare la possibilità di imbottigliare spumanti generici con il nome Moscato. Anche perché, molte volte, le uve provengono non solo da fuori regione ma dall’estero”.
“Stiamo lavorando – assicura il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – per garantire la tutela e il futuro del comparto moscato sul nostro territorio. La legge di riferimento è il Regolamento delegato (UE) 2019/33 della Commissione, del 17 ottobre 2018, che di fatto integra il regolamento Ue 1308/2013 per quanto riguarda le domande di protezione delle denominazioni di origine, delle indicazioni geografiche e delle menzioni tradizionali nel settore vitivinicolo, la procedura di opposizione, le restrizioni dell’uso, le modifiche del disciplinare di produzione, la cancellazione della protezione nonché l’etichettatura e la presentazione”. “Auspichiamo – rimarca Torelli – che la Regione esponga le giuste considerazioni alla Conferenza Stato Regioni e al Ministero e che si propongano così le opportune azioni legislative”. “Occorre essere realisti – sintetizza il presidente Reggio – perché per i mosti di vini e spumanti c’è ancora una parte di produzione che opera in situazioni non proprio “trasparenti” e che quindi secondo noi non fa completamente il bene del nostro territorio e della nostra economia”. Il presidente di Coldiretti Asti punta anche il dito sulle spumantizzazioni locali di molti mosti e vini provenienti da fuori regione e dall’estero e immessi sul mercato indicando in etichetta il nome della località in cui si è effettuata quest’ultima operazione di cantina.
“Stando alle normative attuali non c’è nulla di illegale – precisa Reggio -, ma questi spumanti non sono realizzati con le nostre uve, non vengono prodotti in Piemonte, ma sono solo semplicemente imbottigliati localmente e sfruttano così l’identità del nostro territorio. E poi, se vogliamo dirla tutta, fanno anche concorrenza ai nostri “veri” spumanti”. È indubbio come sia necessario prevedere delle regole più restrittive che evitino l’inserimento di mosti fermentati di cui non si conosce neppure la provenienza, tutelando così i vitigni storici e contrastando la concorrenza alla Docg Asti e Moscato d’Asti. Il Moscato in Piemonte è coltivato su una superficie di quasi 10 mila ettari per una produzione di oltre 90 milioni di bottiglie che hanno un valore di almeno 400 milioni di euro. “Si tratta – conclude Furia – di valorizzare le nostre produzioni e fare chiarezza per i consumatori che scelgono di acquistare il vero Moscato d’Asti Docg. Non possiamo permettere che varietà, addirittura di livello inferiore, abbiano la stessa protezione e, di conseguenza, lo stesso peso sul mercato”.
C.d.G.