(Luca Abbruzzino, Francesco Caizzi e Gianni Puglisi)
di Giorgio Vaiana
Il 2016 è stato un anno d'oro per il turismo in Italia. 403 milioni di stanieri, ben 10 milioni in più rispetto al 2015, hanno oltrepassato i nostri confini. Ma badate bene, questo movimento turistico si concentra nel Nord dell'Italia, meno nel Meridione.
Almeno stando a quanto si legge nei dati forniti dall'Istat che spiegano che ben il 40,3 per cento delle presenze registrate in Italia si concentra in 50 comuni italiani, che assorbono da soli quasi un terzo delle presenze della clientela italiana e quasi la metà di quelle degli stranieri: le prime 4 città per presenze sono Roma (25,1 milioni), Milano (10,9), Venezia (10,5) e Firenze (9,3). Nei primi 50 comuni solo 7 sono del Sud: nell’ordine Napoli, Sorrento, Vieste, Forio, Ischia e Palermo. Più in particolare, nelle 8 regioni del Mezzogiorno arriva solo il 14,3% degli stranieri, in Puglia solo l’1,5% (nonostante l’incremento complessivo delle presenze del 6,7%). Meglio Campania (4,7%), Sicilia (3,5%), Sardegna (3,2%). La maggior parte si ferma al Nord: in Veneto il 22%, in Trentino Alto Adige il 14,3%, in Toscana il 12%, in Lombardia l’11,2% e in Emilia-Romagna il 5,1%, per un complessivo 64,6%: in pratica 2 stranieri su 3 si fermano in queste 5 regioni e 3 su 4 arrivano fino a Roma (nel Lazio il 9,8% degli stranieri).
“Questi dati non mi sorprendono – dice Gianni Puglisi, che è stato presidente della Commissione Nazionale Italiana Unesco dal 1995 al 2016 – Indubbiamente c'è un problema di agibilità delle infrastrutture, della mobilità e dell'accoglienza. Soprattutto per quel che riguarda il trasporto aereo”. Per Puglisi “andare da Milano a Roma è facilissimo, raggiungere il Sud da Roma non è così facile”. Ma non si tratta solo di un problema di infrastrutture: “C'è anche un problema di comunicazione – dice il presidente ormai emerito della commmissione – I nostri siti sono ben rappresentati nelle comunicazioni istituzionali, ma manca il rapporto con un sistema imprese, un sistema di mobilità e con un sistema adeguato di ospitalità. Il Sud nel suo complesso è uno scrigno di bellezze artistiche e paesaggistiche. Alla base, però, c'è una classe politica che fa scelte sbagliate, soprattutto dal punto di vista degli investimenti”.
(Umberto Trani)
Gli fa eco Umberto Trani, direttore del Therasia a Vulcano, nell'Arcipelago delle Eolie: “Attenzione a leggere i dati dell'Istat. C'è un aumento è vero, ma il Sud deve crescere comunque a livello di occupazione. Mentre il Centro Nord viene trainato dalla grandi città. Cioè al Sud non ci sono i numeri che si registrano a Milano, Venezia, Firenze e Roma. Da Napoli in giù, eccetto Palermo, non vedo grandi metropoli, ma soprattutto non sento parlare di grandi eventi che possano attirare un flusso turistico così importante”. Poi attenzione a differenziare il flusso dei turisti: “Un conto è il turismo di massa, quello da due giorni e via – dice il direttore – un conto è un turismo importante, fatto di un circuito del lusso. E qui il Sud pecca di comunicazione. Anzi siamo inesistenti”. Comunicare bene, dunque, è la soluzione: “Guardate per esempio il mondo del vino siciliano – dice – è riuscito a comunicarsi in maniera perfetta e adeguata e adesso, al Vinitaly, per esempio, il padiglione della Sicilia è sempre quello più visitato. Nel mondo dell'accoglienza, invece, questo non avviene. Per non parlare poi dei collegamenti”. Raggiungere Vulcano, per rimanere in tema, è complicatissimo. “Prendete un turista asiatico o sud americano per esempio – dice Trani – Intanto non possono arrivare al Sud con un aereo, ma devono fare scalo. Se atteranno a Catania o Palermo, hanno bisogno di un transfer a Milazzo che costa in media 200 euro. Poi l'aliscafo. Altri 18 euro. La tassa di soggiorno, e sono altri 5 euro. Insomma una cifra importante. E molti miei clienti mi dicono, una volta arrivati qui “sì, è bello, ok, ma venire qui è difficile e non ci torneremo”. Quando da Milano vanno a Venezia, poi a Firenze e infine a Roma comodamente in pochissimo tempo”. Insomma turismo sì, ma non quello di massa: “Servono i provati che investano sul nostro territorio, che credano in questa terra, realizzino strutture. Ma poi – conclude Trani – ci vuole l'ente pubblico che supporti queste azioni di investimento, agevolando l'arrivo dei turisti. Qui abbiamo tutto: dalla natura alle eccellenze enogastronomiche. E vi garantisco che la Sicilia piace. Ma chiudo con un dato: tra il 2000 e il 2017 il Meridione ha fatto, in ambito di turismo, mobilità e ricettività, investimenti pari al 2 per cento di tutti quelli che sono stati fatti al Nord. E senza le grandi compagnie aeree che scelgono di volare nei nostri aeroporti non vedo grossi cambiamenti all'orizzonte”.
Anche nel 2016 è la Germania il principale paese di provenienza dei turisti ospiti degli esercizi ricettivi italiani: 14,0% delle presenze totali (in leggera crescita rispetto al 13,6% del 2015); seguono, con quote di poco superiori al 3%, la Francia e il Regno Unito. Al contempo, si registra un forte incremento dei turisti provenienti da Danimarca e Spagna (entrambe +9,4% rispetto al 2015) e in misura più lieve da Polonia (+6,9%), Paesi Bassi (+6,3%), Germania e Romania (entrambe +6,1%). Diminuiscono, invece, i clienti provenienti da Giappone (-17,1%), Cina (-16,8%), Brasile (-14%) e Russia (-8,8%).
“Un aumento dei turisti, non solo nella mia struttura, ma in generale nella regione Calabria, io l'ho notato – dice lo chef stellato Luca Abbruzzino – ma in generale i problemi ci sono, Eccome. Penso soprattutto alla mancanza di infrastrutture, delle strade e al fatto che molto spesso troviamo troppe persone improvvisate. E il turista se ne accorge e non torna più. Cosa si può fare? Si deve camminare tutti insieme nella stessa direzione, fare squadra, lavorare giorno dopo giorno. La classe politica non cambia certo da un giorno ad un altro. Ma noi, addetti ai lavori, dobbiamo lavorare per rapportarci al meglio con i turisti e puntare tutto sull'enogastronomia di qualità, sulle nostre eccellenze. E' tra le cose migliori che abbiamo nel Meridione e dobbiamo sfruttarla”.
“In Puglia i dati sono interessanti – dice Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia – Ma i dati dell'Istat sulla crescita che comunque c'è stata, non tengono conto di un fenomeno preoccupante qual è il sommerso. C'è troppo nero e troppa irregolarità nel mondo dell'economia turistica. Le mie strutture alberghiere, in alcuni casi, hanno prodotto incrementi anche a doppia cifra e, nonostante il calo diffuso dei prezzi, c'è stata un aumento della redditività. Chi lavora, come noi, in regola non può fare sommerso. Ma esistono i furbetti. Nel 2009, per esempio, in Puglia c'erano solo 10 strutture registrate su Airbnb. Oggi sono più di 22 mila. E sono strutture che non fanno nessuna reistrazione dei turisti o tracciano i pagamenti. Le soluzioni per la certezza delle commissioni ci sono: bisogna fare in modo che il turista porti un'economia del turismo”. La Puglia, per Caizzi, sta vivendo un momento d'oro: “C'è un prodotto alberghiero giovane, dinamico, c'è una terra magnifica che offre paesaggi e prodotti di altissima qualità, come il nostro vino o l'olio. Insomma in questo momento siamo una terra baciata dal sole. Bisogna continuare su questo solco tracciato. E spero, poi, che si punti molto di più sulla formazione del personale e su un'accoglienza migliore del turista”.