Anche per l’enologia, il ragusano non smentisce le sue eccellenze: a Ispica, in contrada Favara, lavora con dedizione Massimo Padova, proprietario della piccola cantina a conduzione familiare “Riofavara” con i suoi diciotto ettari di vigneti dislocati fra le contrade di Ispica, Noto e Pachino.
Il suo progetto è frutto della passione per la vinificazione, partita dalla sperimentazione in un piccolo garage con l’ausilio di alcuni palmenti di famiglia e un magazzino di stoccaggio dismesso.
Il 1994 è l’anno della sua prima vendemmia imbottigliata, segno della nascita di un’impresa che, ancora giovane, è profondamente legata alla Val di Noto e alla tradizione, come testimoniano le otto etichette prodotte che rievocano, anche graficamente, scorci del territorio.
A spiccare è l’interesse per l’acidità dei vitigni reliquia, Recunu, Cutrera, Rucignola, già presenti in Sicilia prima ancora della scoperta del Marsala e poi abbandonati per finalità commerciali, che hanno ritrovato nuova vita grazie ad una “prova ben riuscita” che nel 2019 porterà all’assaggio di “N’sajar”, una bottiglia dall’autentico sapore antico.
La produzione dei rossi verte sul Nero d’Avola DOC Eloro e Noto, fra i bianchi la DOC Moscato di Noto, il Moscato Giallo e il Grillo, con una produzione di circa 60.000 bottiglie all’anno, destinate maggiormente ai mercati internazionali (Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone, Nord Europa).
Solo da pochi anni è presente una distribuzione a livello nazionale, con una clientela fidelizzata che torna in cantina non solo per il vino.
“Riofavara”, infatti, è anche wine relais, con tre camere in cui pernottare per coloro che desiderano vivere un’esperienza di relax a stretto contatto con il mondo vinicolo.
La chicca è la saletta degustazione, punto in cui si stringono alleanze eno-gastronomiche: mandorle tostate locali e un “Notissimo – Moscato di Noto” – al palato scorrevole e non troppo dolce- garantiscono la riuscita di un aperitivo perfetto.