Milioni di euro di danni nelle campagne in una Italia divisa da incendi ad sud che hanno mandato in fumo centinaia di ettari di boschi e pascoli dalla Sardegna alla Sicilia, mentre al nord una pesante ondata di maltempo con nubifragi e tornado ha provocato danni alle coltivazioni, agli allevamenti ma anche alle strutture agricole e alla viabilità rurale con frane e smottamenti.
E’ quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti sugli effetti di un inizio agosto con una Italia spaccata in due tra fiamme e tempeste. La situazione più grave in Lombardia investita da una nuova forte ondata di maltempo con trombe d’aria, grandine e bombe d’acqua fra Cremona, Brescia e Bergamo che hanno scoperchiato stalle e magazzini, rovesciato mezzi per il foraggio, spianato campi di mais, devastato serre, sradicato alberi e allagato stalle e cortili. Nel cremonese colpita in particolare la zona tra i comuni di Ricengo, Camisano, Pandino, Vailate. Nel Bresciano l’epicentro è stato fra i paesi di Roccafranca, Rudiano, Castelcovati, Orzinuovi, Mairano e Bagnolo Mella, Leno e Ghedi. Un vero e proprio uragano ha flagellato le campagne della zona di Bergamo fra Verdello, Treviglio, Calvenzano, Caravaggio, Morengo, Bariano, Torre Pallavicina, Fontanella, Romano e Calcio e Fontanella dove le grondaie non hanno retto la cascata di pioggia che si è riversata e le stalle si sono allagate, mentre grandine e vento hanno praticamente cancellato il mais e la soia. Nel Lecchese intanto si contano i danni dell’uragano che ha provocato frane ed esondazioni con alpeggi rimasti isolati e centinaia di capre e mucche bloccate insieme agli allevatori.
E se al Nord la Lombardia è con l’acqua alla gola, al Sud le temperature elevate e il vento hanno favorito il diffondersi degli incendi boschivi che hanno colpito la Sicilia nelle province di Trapani, Siracusa, Palermo, Messina ed Enna ma anche la Sardegna dove serviranno almeno 20 anni per far ricrescere le sugherete bruciate nel nuorese e tornare ad estrarre il pregiato sughero. Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo, a preoccupare è l’azione dei criminali incendiari, ma anche i comportamenti superficiali dai quali dipende la maggior parte degli incendi boschivi secondo Il Dipartimento della Protezione Civile. Per ricostituire i boschi andati in fiamme ci vogliono decenni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. Nei boschi andati a fuoco sono impedite anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati. Un costo drammatico che l’Italia è costretta ad affrontare perché è mancata l’opera di prevenzione, sorveglianza e soprattutto di educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinate per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio.
C.d.G.