Con l'entrata in vigore del “Testo unico del vino”, il vino, i prodotti della vite e i territori vinicoli, verranno salvaguardati quali “parte del patrimonio ambientale, culturale, gastronomico e paesaggistico italiano, nonché frutto di un'insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni”.
E' quanto prevede l'articolo 1 della “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”. “Quanto di più bello – commenta entusiasta il direttore generale di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo – per il settore; è una cosa bellissima per tutti i produttori e per il Paese che riconosce e si impegna a tutelare il valore del comparto in termini di sostenibilità sociale, economica, ambientale e culturale”. Come operatori, continua il dg di Federvini, “non siamo contenti al 100% del Testo Unico ma è un passo che andava fatto. Ci sono ancora retaggi e strozzature burocratiche ma un po' di semplificazione è stata introdotta. Speriamo che i decreti applicativi del Mipaaf aggiungano qualche nuovo taglio lineare ai carichi burocratici e continuino la semplificazione”.
Una di queste è stata la “dematerializzazione”. Come tutte le novità, il Registro ha spaventato molti, “ma siamo sopravvissuti al passaggio del primo gennaio. L'investimento – ha precisato Cagiano – è alla portata anche delle piccole aziende e tanto più lo Stato investirà sulla banda larga tanto più migliorerà la vita degli operatori che fanno impresa non nelle grandi città ma in aree rurali e remote. Detto ciò, il ministero delle Politiche agricole ha dimostrato in questo passaggio un atteggiamento collaborativo e formativo. Sta accompagnando sulle strisce pedonali gli imprenditori che vogliono attraversare la strada, e fino ad aprile non sono previste sanzioni in caso di errore. Il Registro è un passo avanti, e gli obiettivi meritano qualche difficoltà in fase di rodaggio”.
C.d.G.