di Emanuele Scarci
Le Tenute del Leone Alato siglano un accordo di distribuzione, in particolare all’estero, con la sarda Cantina Dettori e la pugliese Cantina Fiorentino.
La notizia del Sole 24 Ore precisa che Dettori produce Vermentino, Moscato di Sorso-Sennori e Cannonau (la cantina sarda cederà l’intera sua produzione annua alle Tenute del Leone Alato) mentre Fiorentino punta su 6 vini rossi, 2 bianchi e un rosato. I due accordi sono stati perfezionati con il supporto della L.T. Wine Advisory del manager del vino Lorenzo Tersi. Tenute del Leone Alato è lo spin off di Genagricola (il braccio agroalimentare di assicurazioni Generali) che ha in portafoglio 5 tenute di proprietà: Torre Rosazza e Tenuta Sant’Anna in Friuli, Costa Arénte in Valpolicella, Bricco dei Guazzi in provincia di Alessandria in Piemonte, e V8+ azienda del Prosecco. In tutto 780 ettari di vigneti per una produzione annua di 4 milioni di bottiglie e un giro d’affari vicino ai 30 milioni di euro. Purtroppo non è disponibile il sito internet con le tenute: la società scrive “Presto saremo online con il nuovo sito. Torna a trovarci”.
Vino “Rosso”
Al giornale di Confindustria il direttore commerciale Francesco Domini racconta: “Ci aspettiamo che nei prossimi 3 anni il peso delle aziende distribuite copra il 30-35% del fatturato totale del settore vitivinicolo”. Insomma l’ennesima virata del Leone Alato in cerca di profittabilità. Nel 2018/19 Genagricola a fronte di 32 milioni di ricavi generò in un biennio circa 1 milione di perdite; nel 2020 i ricavi scivolarono a 27,4 milioni e la perdita balzò a 4,85 milioni. Insomma in 3 esercizi ha perso circa 6 milioni e ha cambiato 3 amministratore delegati. Meno di 3 anni fa la società comunicò che le bottiglie erano 4 milioni e generavano un fatturato di 15 milioni sui 50 di ricavi complessivi di Genagricola (i dati di bilancio non coincidono). Il core business del vino era il Prosecco Doc (della Tenuta Sant’Anna) e poi Pinot grigio, Ribolla gialla e Friulano. Nei rossi emergevano Ripasso, Amarone e Valpolicella di Costa Arente e l’Albarossa di Bricco dei Guazzi, un vino elegante destinato a lungo affinamento.
Quale rotta?
L’ex ceo di Genagricola Alessandro Marchionne espose in una conferenza stampa a Milano i progetti di sviluppo pluriennali con l’obiettivo di aumentare il valore medio della bottiglia. E anche la volontà di “acquisire tenute per il vino rosso in Toscana o in Piemonte, ma in una zona diversa da quella di Bricco dei Guazzi in Monferrato”. Salvo poi rettificare che “per coerenza con la storia del gruppo, nato in Veneto, era stato scelto il Veneto e non Piemonte o Toscana”. Ma, dopo qualche mese dalla presentazione dei programmi, Marchionne lasciò, inopinatamente, Genagricola. Il successore pro tempore Giancarlo Fancel dichiarò, in una intervista, che gli sarebbe piaciuto acquisire un Barolo se si fosse presentata un’opportunità. L’attuale ceo di Genagricola Igor Boccardo, proveniente da Unilever, Deoleo e Carapelli, ha cambiato ancora strategia, stando alle dichiarazioni di Domini. Sperando che sia l’ultima, ma non è certo perché la guerra fra grandi azionisti per il controllo delle assicurazioni Generali potrebbe riservare altre sorprese se cambiasse la governance.