Il rito dell'aperitivo vuole novità, con gli enoappassionati moderni sempre a caccia di nuove tendenze, tanto più nello spumante che è quel vino che, anche in tempi di crisi, ha fatto risalire la china dei consumi interni ed è la tipologia che cresce di più tra i vini esportati.
Nove consumatori su dieci, secondo una indagine di Wine Monitor (Nomisma) per il Consorzio di tutela dei Vini Lessini Durello, si dicono disposti ad acquistare uno spumante alternativo. E di questi, ha sottolineato il direttore di Wine Monitor Denis Pantini, il 76% è disponibile anche a versare un sovrapprezzo per degustare non i soliti noti ma uno spumante che per dirsi “alternativo deve essere prodotto in una zona circoscritta, essere Doc-Docg, e provenire da vitigni autoctoni”. Secondo l'indagine, su un campione di 1.000 consumatori di vino tra i 18 e i 65 anni, nell'ultimo anno il 74% dei giovani ha bevuto spumanti e sono proprio cosiddetti millennials la categoria di enoappassionati più vicini al brindare alternativo.
Davanti allo scaffale o in enoteca, ha aggiunto Pantini, la scelta d'acquisto di una bottiglia di spumante è dettato dalla regione di produzione nel 15% dei casi, dal brand aziendale nel 16%. Tra i valori top associati allo spumante la freschezza (22%), la leggerezza (13%) e la convivialità (12%). Ed è l'aperitivo l'occasione di consumo nel 30% dei casi, una occasione speciale nel 35% delle risposte, mentre solo il 9% bevono bollicine a tutto pasto. L'Asti e gli spumanti piemontesi, secondo l'indagine, sono i più conosciuti per i consumatori di età più matura. Due su dieci sanno poco del Durello e qualcosa di più del Trentodoc, ma assaggerebbero volentieri calici diversi purché Doc, di territorio, legato a un territorio circoscritto. Per il Lessini Durello, conclude il presidente del Consorzio di Tutela, “si apre uno scenario di mercato favorevole. Il suo essere vino moderno e al contempo simbolo di una viticoltura eroica perché svolta in ambienti difficili lo sdogana come vino di tradizione e del futuro”.
C.d.G.