di Mimmo Vita
Scienza e tecnologia sono in grado di supportare il mondo agricolo nella ricerca della sostenibilità?
Domanda quasi pleonastica, alla quale è obbligatorio dare risposta positiva, oggi più che mai quando, oltre ad essere una necessità acclarata, è il consumatore stesso a porla con sempre maggior consapevolezza. Il tema è stato approfondito nell’occasione della presentazione delle analisi conclusive del progetto Gesovit (finanziato dal Psr 2014/2020 della Regione Friuli Venezia Giulia) a Rauscedo (PN), la città “vivaio”, dove si producono le barbatelle per tutto il mondo. L’attività ha visto l’impegno congiunto di aziende vitivinicole friulane (Cantina Rauscedo, Lorenzonetto cavalier Guido, I Magredi e Genagricola), di Crea Viticoltura-Enologia e Perleuve, altri enti di ricerca e del Consorzio della Doc Prosecco. Le sperimentazioni poste in essere hanno portato alla nascita, attraverso Gesovit, di nuovi protocolli e di inedite forme di gestione del vigneto per un più efficiente impiego delle risorse idriche e un utilizzo più contenuto di fitofarmaci e fertilizzanti, protocolli che probabilmente potranno essere propedeutici all’ottenimento della certificazione di sostenibilità ambientale sia della singola azienda vitivinicola che dell’intera Denominazione Doc Prosecco. Vediamoli in breve sintesi:
- Approcci integrati per la difesa a ridotto impatto ambientale: l’integrazione di diversi modelli previsionali e il costante monitoraggio in campo hanno portato a ottenere lo stesso livello quali-quantitativo delle uve rispetto al test della gestione aziendale convenzionale, riducendo però il numero di trattamenti, in media, del 36%.
- Biocontrollo del mal dell’Esca: per la prima volta in vigneto si sono utilizzati dei “consorzi microbici ad hoc” con l’intento di favorire da un lato crescita e difesa di barbatelle in pieno campo, dall’altro la formulazione di comunità antagoniste nel suolo dei principali patogeni dell’esca isolati dai tessuti di vite.
- Nutrizione sostenibile della Vite: la prova con concime a rilascio controllato ha permesso di ridurre le perdite di azoto nel terreno e, quindi, di ridurre gli input da parte degli operatori.
- Gestione del sottofila con erbicidi naturali e approcci alternativi al diserbo chimico: le sperimentazioni hanno permesso di individuare nell’estratto vegetale della pianta Ailanto un possibile erbicida naturale da integrare con la lavorazione meccanica. Inoltre è stato sviluppato un prototipo per il diserbo localizzato in prossimità del ceppo, con il quale è stato riscontrato un risparmio del 67% di prodotto.
- Nuovi sistemi di supporto all’irrigazione in vigneto: è stata dimostrata l’efficacia di un innovativo sistema di supporto decisionale, comprensivo di termo-videocamera, per l’individuazione del corretto periodo di irrigazione del vigneto, secondo l’effettivo stato idrico della pianta, evitando inutili sprechi di acqua.
“In estrema sintesi – precisa il presidente della Doc Prosecco, Stefano Zanette – le sperimentazioni hanno evidenziato come una viticoltura innovativa possa adempiere alla funzione di ridurre gli impatti ambientali in agricoltura salvaguardando quantità e qualità del raccolto. La tecnologia è certamente un prezioso aiuto per il viticoltore, ma solo con un attento intervento del fattore umano si è potuti arrivare a questi apprezzabili risultati”. La sfida ora sarà procedere con l’attuazione pratica di questi protocolli, ma se il buon giorno si vede dal mattino…