(ph Ansa)
“La sostenibilità in vigna e in cantina non rappresenta solo un valore etico ma una leva di mercato: sono molti gli indicatori che dimostrano come l'aspetto eco-responsabile sia sempre più apprezzato nel mondo, a partire dalle nuove generazioni di consumatori. Millennial in primis”.
A dirlo, oggi in occasione della prima edizione del Sustainable Winegrowing Summit a cui partecipano esperti di aree vinicole di California, Australia, Sud Africa, Nuova Zelanda, Austria e Italia, il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori. Secondo una recente indagine Nomisma-Wine Monitor su un campione di millennial statunitensi e italiani, “sostenibilità” e “bio” sono le parole chiave dei futuri consumi per quasi la metà degli intervistati. Nel dettaglio, i “vini sostenibili” sono indicati dai millennials americani in testa ai nuovi trend di consumo nel 29% dei casi, seguiti dagli “autoctoni” (17%) e dai “vini biologici” (15%). Più o meno lo stesso giudizio espresso dai pari età italiani: tra questi il 26% sceglie i vini sostenibili e il 18% i biologici. Non solo giovani, il minor impatto ambientale è apprezzato anche dalle altre generazioni.
Se infatti il vigneto bio del Belpaese ha visto crescere nel 2016 le proprie esportazioni del 40% (+30% il mercato interno), il 43% dei consumatori statunitensi ritiene che il vino sostenibile sia di qualità mediamente più elevata, (per il 3% è invece più bassa) con la metà del campione disposto a spendere dal 10 al 20% in più per le etichette realizzate con il minimo uso di pesticidi e fertilizzanti (88%), di acqua (85%), nel rispetto dell'ecosistema e della biodiversità (83%). Al summit, lo stato dell'arte nei principali vigneti mondiali, a partire da quello della Valpolicella, che per il terzo anno adotta il protocollo “RRR” (Riduci, Risparmia, Rispetta), un patto nel rispetto del benessere del territorio, inteso in senso ambientale ma anche delle persone che ci lavorano. A oggi sono coinvolte 114 imprese per un totale di 915 ettari, l'obiettivo è ottenere la certificazione del 60% dell'intera superficie vitata della più grande doc italiana tra le 20 che festeggiano i cinquant'anni della denominazione nel 2018.
C.d.G.