Dalla vigna al lavoro in cantina. A breve gli ettari certificati saranno 28 mila. Il simposio di lunedì 2 maggio. Parla Alessio Planeta
C’è una Sicilia del vino che riesce a fare sistema e riesce a spostare l’asticella verso l’alto. È quella che si è radunata attorno al tema della sostenibilità. Parola inflazionata ma non scontata. Sono già 15 le cantine siciliane che fanno parte di Sostain e altre 11 sono in attesa di ricevere il via libera. Un bel numero destinato a crescere. Niente di ideologico, solo l’idea forte e ambiziosa di produrre vino guardandosi sempre più attorno e comprendere quanto quest’azione dell’uomo, in vigna come in cantina, impatti con l’ambiente. E lavorare per ridurre al minimo quest’impatto. É da una decina di anni che ci si confronta con questo tema e in questo percorso Sostain è diventata anche una fondazione, una forma di raggruppamento che dà un senso di autorevolezza. Sostain racconterà i traguardi raggiunti e quelli futuri in una giornata in cui convergono tanti protagonisti del vino domani, 2 maggio, a Palermo (ne abbiamo parlato qui>). E ora approfondiamo alcune questioni con Alessio Planeta che fa parte del consiglio direttivo assieme a Giuseppe Bursi, presidente di Settesoli, ad Arianna Occhipinti, a Letizia Russo di Feudo Arancio e ad Alberto Tasca d’Almerita che è il presidente di Sostain.
(Alessio Planeta, componente direttivo di Sostain)
“Intanto attenzione al concetto di sostenibilità. È vero, è una parola inflazionata ma se tutto è sostenibile, allora nulla è sostenibile – avverte Alessio Planeta -. Il consiglio è quello di valutare caso per caso. Per quanto ci riguarda dietro Sostain c’è un progetto ambizioso, quello di creare una sostenibilità tutta siciliana seria e profonda. Ci stiamo giocando una bella fetta del nostro domani. Partiamo da un assunto. Il consumatore di vino associa la Sicilia alla sua storia, alla bellezza dei luoghi, alla natura. Ma non all’idea di una certa sostenibilità, aspetto che invece viene associato ad altre aree del vino nel mondo, penso alla Nuova Zelanda o alla California. Ma non alla Sicilia. Eppure, ed è un dato significativo – abbiamo il vigneto più green di Italia grazie alle aziende che curano il rispetto dell’ambiente attraverso vari modi, dal biologico alla stessa certificazione Sostain. E quindi dobbiamo lavorare meglio per comunicare di più quest’aspetto”.
C’è già qualcosa in tal senso. Il bollino di Sostain sulle bottiglie delle aziende che hanno aderito alla fondazione e al percorso. In media circa 20 milioni di bottiglie prodotte in Sicilia comunicano che dietro a quel vino c’è una certificazione e un’attenzione al rispetto dell’ambiente che va ben oltre la media. “È una certificazione avanti rispetto a tante altre. Siamo rigidi e rigorosi. Non ci limitiamo solo all’aspetto vinicolo o alla vigna. Siamo quelli che non ammettono il diserbo chimico. Come nel biologico. Ma c’è molto altro. Un esempio? Stiamo lavorando all’idea di utilizzare bottiglie ottenute da vetro riciclato in Sicilia. Oppure pensiamo anche al peso della bottiglia e all’impatto che tutto questo comporta in termini energetici. Ma abbiamo altro in cantiere, se ne parlerà anche lunedì”.
Ci sono oltre 4.400 ettari vitati che hanno già la certificazione Sostain e non appena completeranno il percorso di adesione gli ettari diventeranno oltre 28 mila che è come dire quasi un terzo del vigneto Sicilia. A valutare i requisiti per ottenere la certificazione Sostain ci pensa la società Dmw e un’altra società affianca le aziende nella formazione. E poi un comitato tecnico. E uno scientifico che ti segue passo dopo passo. In genere per ottenere una certificazione Sostain passano da tre a nove mesi se ci sono i requisiti e la volontà di un’azienda. Alessio Planeta condensa tutto in una battuta: “Quando cominci il percorso verso Sostain impari a misurare cose che non hai mai misurato e tutto questo ti spinge a migliorare“. Planeta poi amplia il ragionamento: “Gli obiettivi sono anche quelli di coinvolgere sempre più aziende. Da un lato c’è il desiderio di traghettare il mondo della cooperazione verso questa nuova frontiera, dall’altro rendere accessibile il percorso di Sostain anche alle piccole aziende. E tutto questo diventa un modo per fare sistema. Per andare incontro a un consumatore che giorno dopo giorno diventerà sempre più esigente. Già lo avvertiamo con alcuni mercati, quello scandinavo o quello canadese, tanto per fare un paio di esempi. Ci saranno parti del mondo che presto ci diranno: se non siete sostenibili non potete venderci il vino. E questo basterebbe a convincere anche i più scettici”. Conclude Planeta: “Il bello è che tutto questo non fa a pugni con l’idea di vino e del territorio da cui proviene che è un requisito sempre molto importante per il winelover. Nessuna sovrapposizione con le Doc, anzi il mio sogno è che certi distretti diventino tutti bio”. E poi, diciamo noi, c’è il tema dei temi. Con tutta quest’attenzione all’ambiente immaginiamo che anche il valore del vino possa averne beneficio. Che per la Sicilia è un tema sempre attuale.
F.C.