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Scenari

Slow Food Italia e la rivolta degli agricoltori: “Strumentalizzate le difficoltà di chi lavora la terra”

02 Febbraio 2024
Barbara Nappini Barbara Nappini

Continua e non si ferma la protesta degli agricoltori contro le norme dell’Unione Europea. La tensione si è ormai diffusa in tutta Europa, basti pensare che nei giorni scorsi un migliaio di trattori hanno bloccato diverse strade di Bruxelles. 

Arriva così il commento di Slow Food Italia: “L’incendio che divampa in questi giorni in tutta Europa è il frutto di decenni in cui la politica ha trascurato l’agricoltura, le condizioni di vita e di lavoro di chi produce cibo soprattutto nelle aree interne – afferma la direttrice Serena Milano-. Oggi una manciata di gruppi finanziari e di multinazionali controlla gran parte della produzione alimentare industriale: i semi, i fertilizzanti, i pesticidi, la genetica delle razze animali, la trasformazione delle materie prime, la distribuzione. Il nostro sistema alimentare non protegge le sue fondamenta”.

Per Slow Food per troppi anni c’è stato silenzio e cecità davanti ai contadini costretti a lasciare marcire la frutta sugli alberi perché sarebbe stato troppo costoso raccoglierla, così come davanti agli allevatori che sono arrivati a versare il latte per strada nei mesi di febbraio e marzo 2019 in Sardegna. 

“Sui trattori – dicono ancora dall’associazione – vediamo, gli uni accanto agli altri, agricoltori che praticano un’agricoltura intensiva, sostenuta da milioni di euro, che impoverisce la terra senza peraltro arricchirli, e allevatori e contadini virtuosi, lasciati soli e senza futuro, come senza prospettive sono spesso le terre dalle quali provengono, quel 70% di aree interne italiane trascurato da ogni governo. Quel territorio che ci presenta il conto a ogni evento climatico estremo”.


Ma quale può essere il modo per contrastare il fenomeno? «Il Green Deal è un percorso necessario – continua Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – questi anni sono decisivi. Dobbiamo agire ora per contrastare la crisi climatica, ricostruire una relazione armonica e sensata con la natura, ripristinare la fertilità dei suoli europei, produrre e allevare con rispetto per gli animali e per l’ambiente. Come molti studi dimostrano, a partire dal report Ipbes-Ipcc, soltanto la biodiversità ci consentirà di adattarci agli effetti della crisi climatica”.

La soluzione per Slow Food esiste e passa dal sostegno a chi produce il nostro cibo seguendo pratiche agroecologiche. Si parla degli ingenti sussidi europei all’agricoltura, ma secondo l’associazione si dimentica che i soldi delle Pac continuano ad andare a poche grandi aziende: l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura intensiva. “A elargire questi fondi in maniera così poco lungimirante sono le istituzioni politiche, costituite da persone che noi stessi scegliamo attraverso il voto. Senza una transizione e rigenerazione ecologica e al contempo sociale, la nostra agricoltura perderà e sarà sempre più in balia delle multinazionali e degli umori del mercato. E perderemo anche tutti noi l’opportunità di un futuro di bellezza, perché non saremo noi a salvare la natura ma la Natura a salvare noi!”.