La parola chiave è filiera. E, se fino ad una decina di anni fa bisognava lottare per farne comprendere l’importanza, oggi farne parte è diventato elemento indispensabile per lo sviluppo e la crescita di un’azienda.
Lo sa bene il Corfilcarni, il Consorzio di Ricerca filiera carni e agroalimentare, che lo scorso 14 dicembre ha tagliato il traguardo delle venti candeline. Vent’anni per il raggiungimento di più alti indici di produzione e qualità delle carni siciliane, promuovendo la tracciabilità dell’intero ciclo produttivo, con attività formative e servizi di consulenza tecnico-scientifica e laboratori specializzati per offrire un sistema integrato con interventi di innovazione tecnologica per la filiera dai campi alla tavola. Venti anni di lavoro serrato di certificazione in tutto il territorio isolano, di lunghe chiacchierate con gli allevatori per spiegare cosa è meglio per gli animali, per il mercato, per il consumatore.
“E oggi possiamo affermare che la Sicilia esprime tracciabilità e sicurezza alimentare e ha il proprio marchio QS, Qualità Sicura con un apposito disciplinare approvato a Bruxelles”, afferma Vincenzo Chiofalo, presidente del Corfilcarni. Ciò significa che attraverso le etichette delle carni certificate dal Consorzio è possibile sapere dove un capo è nato, dove è stato allevato, macellato, chi è l’allevatore, come è stato allevato e cosa ha mangiato. “Si tratta di una etichetta facoltativa con informazioni aggiuntive importanti che si vogliono dare al consumatore – afferma il presidente del Corfilcarni – e sono in costante aumento gli allevatori che la chiedono. E poi, negli ultimi anni abbiamo ragionato sempre più in termini di filiera che è l’unico modo per far capire il valore e la qualità di ciò che produciamo”.
Ma non è tutto. Perché la Sicilia è tra le regioni più importanti in Italia nella produzione di vitelli: “E’ la prima ad avere manze e manzette di Limousine e Charolaise, razze più richieste dal mercato”. Cosa significhi per il territorio avere questi primati, frutto di anni di lavoro, è presto detto. “Significa che abbiamo un settore preparato e grazie agli investimenti fatti in questi anni – spiega Chiofalo – ci saranno sempre più giovani allevatori che faranno parte della filiera e potranno lavorare per migliore ancora la qualità delle carni siciliane”.
C.M.