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Scenari

Salvo Foti: “L’ampliamento della Doc Etna? Perché no, ma a patto che…”

10 Febbraio 2015
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(Salvo Foti)

“Ampliare la Doc Etna? Potrebbe essere, ma a patto che…”. Salvo Foti è uno che conosce l'Etna come pochi. Il genius loci che ha sdoganato questo incredibile terroir del vino. 

Impossibile non chiedere a lui qualcosa sul dilemma di queste settimane, cioè sulla possibilità che il territorio della Doc debba essere ampliato oppure no. Ne abbiamo parlato qui. E adesso Cronache di Gusto vuole ascoltare alcuni protagonisti del vino per conoscere il loro pensiero. Secondo Foti, oggi anima de I Vigneri e lui stesso produttore di vini mai banali, “l’ampliamento può essere fatto, ma prima occorre una verifica seria, profonda e soprattutto onesta. Se a 1.200 metri di altitudine c’è la presenza di una viticultura da oltre 40 anni, si potrebbe iniziare a pensare ad annetterla nella Doc. Ma non basta. Fatta questa verifica, cosa si penserebbe di fare lì? Cosa succede a queste altitudini?”.

Il dilemma oggi riguarda soprattutto il versante Nord. È lì che si guarda con grande interesse a un possibile sviluppo. “Ma se parliamo del versante Nord – dice Foti – gli unici vigneti che hanno una presenza storica sono di uve bianche a base di Grecanico e rossi a base di Alicante o Grenache importati in zona in tempi non recenti dai francesi. Tutto questo perchè già a mille metri il Nerello Mascalese ha problemi di maturazione. In realtà dunque a quelle altitudini non ci sono piu i vitigni autoctoni dell'Etna”. E chiunque voglia ampliare la Doc dovrà valutare l'ipotesi di introdurre altri vitigni che non rappresentano la memoria storica del territorio. La zona limite – ricorda ancora Foti – e quella dei mille metri. E i confini della Doc sarebbero così coerenti con i vitigni autoctoni e quando nel '68 è stato tracciato il territorio probabilmente si è tenuto conto di questi aspetti. 

“Potremmo avere però scenari diversi – aggiunge Foti – se cominciamo a comsiderare i cambiamenti climatici. Qualcosa di nuovo sta accadendo anche sull'Etna e dobbiamo cominciare a farci qualche domanda. Per esempio valutare la possibilità di introdurre varietà più precoci che meglio si adattano alle bizze del clima che cambia. In questo caso anche i confini della Doc potrebbero essere rivisti. Ma sono decisioni che hanno bisogno di tempo e di tante, e ripeto tante, sperimentazioni. Non sono scelte che fai dall'oggi al domani. E soprattutto non vorrei mai la prevalenza di interessi particolari e non condivisi sul territorio”.

 

C.d.G.