Anche in Australia sta esplodendo la passione per il rosé e il Bardolino Chiaretto è tra i vini europei “in rosa” che stanno facendo da apripista alla crescita di interesse per il settore.
Questo grazie anche a quella “rosé revolution” che ha condotto i vignaioli gardesani a produrre vini dalle tonalità molto leggere, che sono anche le più adatte al pubblico internazionale, come conferma Peter Nixon, business manager per il settore del vino presso la catena di enoteche Dan Murphy’s, che ha dichiarato di recente all’edizione australiana dell’Huffington Post che “c’è un preciso stile che sta davvero decollando, ed è quello chiaro e fresco”, e in più i rosati che piacciono agli australiani “sono generalmente molto secchi”. Un profilo che si adatta perfettamente al “nuovo” Bardolino Chiaretto.
“Il nostro importatore – racconta Claudia Benazzoli, patron della Benazzoli di Pastrengo – è di Melbourne e vende il nostro Chiaretto in tutte le principali città australiane, e in particolare, oltre a Melbourne, a Sidney, Perth e Adelaide. Una buona parte del nostro export è concentrata proprio in Australia, e il Chiaretto la fa da padrone. Quello che apprezzano è lo stile più secco, leggero e fruttato. Nel 2016 abbiamo già superato su questo mercato le vendite di Chiaretto del 2015, siamo al 40% circa in più”.
Anche Matilde Poggi, titolare dell’azienda agricola Le Fraghe di Cavaion Veronese, è presente in Australia da un paio di anni con il suo Chiaretto. “Il mio importatore è di Osborne Park, nell’Australia Occidentale. Sono in crescita con lui e sto aprendo anche altre zone dell'Australia. Per quanto mi riguarda, sono in trend crescente con il Chiaretto anche negli Stati Uniti, mentre in Canada i rosé sono penalizzati dall'estate troppo corta”.
“A livello internazionale – commenta Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di tutela del Bardolino Chiaretto – sta aumentando rapidamente l’interesse per i vini rosati, e oggi il nostro Chiaretto ha le carte in regola per giocare un ruolo significativo nel panorama internazionale. La scelta che abbiamo fatto con la nostra rosé revolution, con la produzione di vini di colore rosa molto chiaro, mirava proprio a questo. Stiamo ricevendo importanti segnali in particolare dalla Scandinavia e dagli Stati Uniti. Ora arrivano anche le prime soddisfazioni dall’Australia. Le proiezioni sembrano dire che in Australia potrebbe accadere quanto sta già succedendo in Francia, dove il vino rosato ha una quota di consumi interni pari al 33% del totale, il doppio dei vini bianchi”.
C.d.G.