Il 2021 è stato un anno impegnativo per l’agricoltura emiliano-romagnola, ma sul fronte vitivinicolo il risultato è soddisfacente: produzioni non delle più elevate, ma una qualità delle uve che farà parlare di sé.
Per arrivare a definire la qualità di questa annata vitivinicola bisogna partire dal dicembre 2020, che è risultato essere il più piovoso dal 1961 in Emilia-Romagna, consentendo di creare una riserva d’acqua importante nel suolo, visto che il 2021, soprattutto in Romagna, si è poi rivelato un anno decisamente secco. Malgrado il 2021 sia stato segnato da gelate tardive manifestatesi tra fine marzo e inizio aprile, il cui effetto negativo è stato amplificato dall’andamento mite dell’inverno e dalle alte temperature intercorse tra i due eventi che hanno ulteriormente accelerato lo sviluppo fenologico delle coltivazioni; sulla vite il danno da gelata ha interessato areali non particolarmente ampi e soltanto i vitigni a germogliamento più precoce, come Uva Longanesi, Chardonnay, Trebbiano e qualche Sangiovese in anticipo. Le basse temperature hanno poi perdurato per tutto il mese di maggio rallentando la fenologia della vite e portando l’epoca di fioritura su valori da manuale, tipicamente collocabili su fine maggio-primi di giugno. Questo lasciava presagire una vendemmia anch’essa in epoca “classica”, ma è scoppiata un’estate calda e asciutta che ha impresso una forte accelerazione alla maturazione.
L’andamento climatico inverno-primaverile ha portato a grappoli più piccoli e spargoli nella media, con positive ripercussioni sullo stato sanitario delle uve, agevolato anche dalla scarsità di piogge. Poca peronospora, quindi, tendenzialmente meno mal dell’esca, ma in compenso si è dovuta prestare molta attenzione all’oidio , favorito dal vento e dalle buone escursioni termiche tra giorno e notte. Caldo sì, ma le escursioni termiche tra giorno e notte sono l’ideale per il perfezionamento della maturità aromatica e per mantenere un buon equilibrio acidico, situazione che ha favorito la qualità delle uve bianche che hanno prodotto così vini con profili sensoriali articolati, caratterizzati da freschezza, finezza e buon equilibrio. Nonostante la scarsità di pioggia, la riserva idrica del terreno e una eventuale irrigazione di soccorso hanno portato la vite a invaiare bene tra fine luglio e i primi di agosto, cosicché le temperature elevate e soprattutto il vento caldo intorno a ferragosto non hanno inciso negativamente sulla maturità fenolica, pur imprimendo una certa accelerazione. Così anche sul fronte delle uve nere si sono vendemmiati grappoli sani, pieni di colore e con un buon equilibrio tra i principali parametri della maturazione.
Periodo vendemmiale
La vendemmia 2021, in Romagna, è iniziata timidamente con la raccolta di qualche uva per base spumante prima di ferragosto, per poi continuare subito dopo con la vendemmia delle varietà precoci: Chardonnay, Pinot bianco e Pinot grigio hanno originato ottime basi spumante e vini fruttati molto espressivi. La vendemmia è poi decollata a ridosso del 6-7 settembre con Pignoletto e Albana, che hanno fatto registrare un calo produttivo rispetto allo scorso anno, ma una qualità sanitaria, sensoriale e tecnologica ineccepibili, tanto che si ipotizza che la 2021 sia una delle migliori annate dell’ultimo decennio per i vini di Albana. Calo produttivo anche per Trebbiano romagnolo , ma da metà settembre sono arrivate in cantina partite di uve con il giusto tenore zuccherino e pH ideali per le basi spumante e nel prosieguo si sono ottenuti vini bianchi fini ed equilibrati. Si è poi arrivati a vendemmiare anche il rosso principe della Romagna, il Sangiovese , con risultati degni di nota per colore, struttura e profilo olfattivo. Quest’anno troveremo quindi vini di Sangiovese ricchi di estratto, dal buon tenore alcolico, maturi e con una buona propensione all’invecchiamento. Il tempo è galantuomo, si dice, e vedremo quale sarà il verdetto di lungo periodo, ma si ipotizza anche per Sangiovese una delle migliori annate dell’ultimo ventennio. “In estrema sintesi, la qualità dell’annata 2021 è sicuramente buona, ma dal punto di vista quantitativo dobbiamo mettere un segno meno rispetto allo scorso anno.” – commenta Ruenza Santandrea presidente del Consorzio Vini di Romagna – “ Questo andamento ha interessato diversamente collina e pianura; infatti in collina possiamo registrare cali produttivi che oscillano tra il 20% e il 30%, mentre la pianura è stata più generosa, scontando comunque un calo produttivo mediamente del 5%”. Archiviata la vendemmia 2021, il Consorzio Vini di Romagna e i suoi produttori, sono già al lavoro per il prossimo anno e sono lieti di annunciare che Vini ad Arte 2022 si terrà dal 22 al 24 maggio a Faenza.
C.d.G.