Sono stati firmati oggi i due decreti interministeriali per introdurre in via sperimentale, per due anni, l'obbligo di indicazione dell'origine del riso e del grano per la pasta in etichetta. Lo hanno annunciato i ministri delle Politiche e dello Sviluppo Economico, Maurizio Martina e Carlo Calenda, nel precisare che i provvedimenti ricalcano la norma già in vigore da aprile scorso per i prodotti lattiero caseari.
'È un passo storico che abbiamo deciso di compiere senza aspettare Bruxelles, spronandola a dare piena attuazione al Regolamento dell'Unione europea del 2011 – ha detto Maurizio Martina – puntiamo così a dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, tutelare i produttori e rafforzare i rapporti di due filiere fondamentali per l'agroalimentare made in Italy''. ''La nostra strategia è di apertura ma di massima trasparenza – ha detto Carlo Calenda – l'Unione europea ha dimostrato una lentezza inaccettabile su questo tema, noi abbiamo deciso di andare avanti e di sfidare, in termini costruttivi, l'Europa su questo terreno''. Il decreto grano/pasta, in particolare, prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta il Paese di coltivazione del grano e quello dove è stato macinato. Quanto al riso, in base al provvedimento devono essere obbligatoriamente indicati il Paese di coltivazione, quello di lavorazione e di confezionamento.
Le indicazioni sull'origine dovranno, inoltre, essere apposte in etichetta in un punto evidente in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili. Quanto alla tempistica, i provvedimenti prevedono una fase di 180 giorni per l'adeguamento delle aziende a nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte. Oltre l'80% degli italiani, ha fatto presente il Ministero delle Politiche agricole, considera importante conoscere l'origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per la pasta e il riso.
“Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento molto atteso dagli agricoltori italiani e siciliani in particolare e chiesto a gran voce anche dal governo regionale siciliano con una risoluzione approvata appositamente nei mesi scorsi – dice l'assessore regionale siciliano all'Agricoltura Antonello Cracolici – Una grande notizia per i produttori che potranno scommettere su una tutela più forte del valore della biodiversità, per difendere con maggiore efficacia la qualità dei prodotti autoctoni. Anche così proteggeremo il made in Italy, rendendo sempre più importante anche il ruolo delle produzioni siciliane”.
“Due provvedimenti che pongono l'Italia all'avanguardia in Europa con misure concrete e necessarie per la trasparenza a tutela non solo dei consumatori ma anche dei produttori italiani. Ma i decreti sono anche un messaggio politico forte all´Europa che ancora indugia sulla normativa che riguarda le indicazione di origine in etichettatura e sull'iter del «Made in», questioni per le quali ci battiamo da tempo – dice Michela Giuffrida, membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo – La maggiore sfida del comparto agroalimentare italiano é proprio quella della trasparenza sulle materie prime utilizzate che costituiscono valore aggiunto nell'ambito degli accordi commerciali. Oggi l´Italia riafferma la volontà politica di continuare su un percorso finalizzato a fornire le più complete informazioni ai consumatori che chiedono, e hanno il diritto, di sapere cosa acquistano. I decreti varati oggi sono uno strumento importante anche per tutelare la sicurezza alimentare perché il grano che arriva dal Canada, per esempio, ha livelli di micotossine molto superiori a quello coltivato in Italia”.