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Scenari

Rivoluzione Franciacorta: ora l’Erbamat può diventare il vitigno del futuro (e per grandi vini)

31 Marzo 2017
erbamat erbamat


(L'Erbamat)

Per produrre Franciacorta, il vino spumante Docg, il disciplinare prevede l'utilizzo di Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Bianco. 

Ma, come raccontavamo in questo articolo, adesso i produttori possono contare su un nuovo alleato contro i cambiamenti climatici: si chiama Erbamat. Al momento il disciplinare non lo ha ancora ufficialmente ammesso: ma lo scorso 4 gennaio, sia il Ministero per l'Agricoltura che il consorzio Franciacorta Docg hanno approvato la possibilità di includerlo nella produzione dei vini. Erbamat può cambiare per sempre il mondo dei vini Franciacorta. Si tratta di un'uva bianca a maturazione tardiva che rende i vini con alta acidità, abbastanza neutri. A partire dalla vendemmia 2017, sarà consentito usare Erbamat in blend fino al 10 per cento se con Chardonnay e Pinot Nero; fino al 50%, invece, se in blend con Pinot Bianco. Erbamat è un vitigno storico e risale al 1500. Nel 1997, a seguito di uno studio del 1982, fu il professor Attilio Scienza a descriverlo come un vitigno che dà vini di straordinaria acidità e freschezza. Erbamat matura da 20 giorni ad un mese dopo le altre varietà, preservando più elevati livelli di acido malico con meno zuccheri. Negli anni '80 si raccoglieva lo Chardonnay all'inizio di settembre. Oggi, con i cambiamenti climatici, si inizia a raccogliere alla fine di luglio.

Insomma Erbamat, come ha detto a Decanter Silvano Brescianini, vicepresidente del consorzio Franciacorta Docg, “può essere il nostro alleato e può contribuire a rendere i nostri vini più buoni e con più carattere”. Oggi ne coltiva tanto Barone Pizzini con 4.000 viti. Tuttavia anche altri produttori, tra cui Guido Berlucchi, Ca’del Bosco, Ferghettina, Giuseppe Vezzoli, Castello Bonomi, Ronco Calino hanno piantato questa varietà. “L'unica incognita che abbiamo è nella sua longevità – ha detto Brescianini – Siamo ancora in una fase di sperimentazione, ma gli alti livelli di acido malico ci fanno ben sperare”.

C.d.G.