In Calabria e Sicilia la pesca del tonno rosso è consentita ad un numero sparuto di operatori, perché il sistema delle quote penalizza le marinerie locali, per criteri che vanno urgentemente cambiati.
Per questo i due asssessori alla Pesca, Edy Bandiera per la Sicilia e Gianluca Gallo per la Calabria, hanno inviato una nota congiunta al ministro per le politiche agricole Teresa Bellanova. Il tema è quello delicatissimo del riparto nazionale delle quote tonno rosso. Nel 2019, il Ministero ha assegnato complessivamente 4.308 tonnellate di quote di tonno rosso. Di questa, la quota più grossa è quella della pesca a circuizione (3.541 tonnellate), praticata soprattutto in Campania. Il resto delle quote è suddiviso tra Palangaro (646 tonnellate), Tonnara fissa (402 tonnellate), Pesca sportiva/ricreativa (21,6 tonnellate) e quota non divisa (144,3 tonnellate).
Da questa disparità nasce la richiesta di Sicilia e Calabria di distribuire le quote in maniera proporzionale fra i diversi sistemi di pesca, con particolare considerazione alle imprese di pesca artigianale e alle tonnare fisse. Ciò al fine di rispettare i principi fondamentali di equità, sostenibilità finanziaria ed equilibrio tra tutti gli operatori, previsti dal Regolamento comunitario vigente. “Ancora una volta, il decreto emanato il 20 aprile sulla campagna di pesca del tonno rosso per l’anno in corso, continua ad assegnare le nuove quote disponibili ad imbarcazioni già in possesso di altre quote, a discapito dei piccoli pescatori e di nuove imprese di pesca – spiega l’assessore per la Pesca Mediterranea Edy Bandiera – più volte ho rappresentato la questione alla Ministra Bellanova. E’ ora di passare dalle parole ai fatti. La pazienza della nostra marineria ha un limite ed è stato superato. Da oltre due anni, conduciamo una battaglia affinchè l’aumento delle quote pescabili, dopo anni di misure restrittive causate dal sovra sfruttamento di molti stock ittici, sia l’occasione per riequilibrare il sistema, invertendo la dannosa tendenza che da 20 anni penalizza la pesca siciliana”.
“Le nostre marinerie vantano un’importante tradizione, ma essendo costituite prevalentemente da imbarcazioni di Pesca costiera artigianale, anche per una scarsa capacità di coesione tra le loro varie componenti, non sono state in grado di accedere all’assegnazione significativa delle quote, finendo con l’essere ulteriormente penalizzate da un sistema basato sui parametri delle dotazioni storiche, che avvantaggia chi sia già presente nel settore, mentre rende difficoltosi i nuovi ingressi”, doce l’assessore Gallo. Da qui la proposta adesso sottoposta al vaglio del Governo: “Sarebbe opportuno – suggerisce Gallo – procedere ad una ripartizione articolata delle quote, così da valorizzare la Pesca costiera artigianale, mediante bandi pubblici che favoriscano l’ingresso di nuove imbarcazioni. Sarebbe altresì auspicabile che, già nell’immediato, fosse incrementata la quota da assegnare sul “Sistema della quota indivisa”, attraverso modifiche idonee a semplificare le misure di sbarco del prodotto nei porti designati. Correttivi essenziali per tutelare il comparto: ci adopereremo per ottenere i cambiamenti normativi ed amministrativi necessari”. “La nostra marineria vanta una tradizione storica ma, essendo costituita principalmente dal sistema di pesca del palangaro, è stata estromessa da un assegnazione significativa di quote (a vantaggio del sistema di pesca della circuizione) – aggiunge Bandiera – finendo con l’essere ulteriormente indebolita da un sistema basato sui parametri delle dotazioni storiche, che avvantaggia ulteriormente la gestione di grandi imprese, nel nome di un potere di mercato strutturato in ristretto oligopolio”.
C.d.G.