(Nino Testa)
Parlare di tonno in questo periodo non è per nulla facile. Ce lo ripete più di una volta Nino Testa, armatore catanese ed uno dei 15 italiani a possedere le quote assegnate per la pesca del tonno a circuizione.
La stagione Nino l'ha conclusa con qualche giorno in anticipo rispetto a quanto previsto. Ha raggiunto la quota che gli è stata assegnata. “La quota è giusta – dice Nino – In questi anni, ossia 2018, 2019 e 2020 ci stanno restituendo e ci restuiranno il quantitativo di pesce che ci era stato tolto. Qui stanno nascendo le problematiche. Ossia se assegnare questo quote alla circuizione, ai palangari, alle tonnare fisse, oppure ai piccoli pescatori”. Una questione che non è certo di facile risoluzione: “Bisognerebbe cominciare a parlarne fin da oggi – dice Nino – Sbagliato farlo ad un mese dell'inizio della nuova stagione. La questione è troppo importante. Nel nostro settore ci sono persone che sono state abbandonate e che adesso, pur di sopravvivere, pescano pur non avendo una licenza. Ed io, a questi, non faccio una colpa: hanno il diritto di portare a casa un tozzo di pane”. Già, perché i mercati sono invasi da tonni che vengono venduti anche a 6 euro al chilo: “A loro li pagano anche ad un euro – dice Nino – E' sufficiente uscire dal porto di Palermo per beccare un branco di tonni che viene pescato e portato al mercato. Ma non è certo così che si fa la pesca del tonno”. Servono le regole. Lo ripete spesso Nino: “Noi le regole le seguiamo, sempre – dice – Ho subito 3 controlli della Capitaneria nel corso della pesca. Mai preso una multa. Chi fa questo mestiere e pesca così lo fa salvaguardando il pesce e l'ambiente marino. Noi lavoriamo solo un mese all'anno ed è giusto rispettare il mare che l'anno dopo ci fornirà il nostro sostentamento. Nel corso della battuta di pesca ospitiamo a bordo un ispettore che verifica che tutto vada nella maniera corretta”.
La pesca dei tonni per la famiglia di Nino è una tradizione che dura da generazioni: “Sono cambiate tante cose, ma non la nostra passione né il rispetto per il pesce e il mare – dice – Parallelamente abbiamo iniziato anche altre attività di pesca e da poco un progetto di un'azienda conserviera tutta nostra. Il dieci per cento del nostro pescato viene destinato all'alta ristorazione siciliana. Il resto va nei mercati esteri. Soprattutto per il Giappone”. La terra del Sol Levante, infatti, ha una grande passione per il tonno del Mediterraneo: “Il tonno, quello che peschiamo noi, di questa qualità, non è conosciuto soprattutto dai giovani, abituati a mangiare quello in lattina – dice Nino – Il gusto è completamente diverso”. La pesca secondo Nino deve avere un concetto chiave di sostenibilità: “Smettiamola di far circolare false notizie sulla pesca a circuizione – dice Nino – e la politica torni ad occuparsi di questo settore. Qui si parla di noi che abbiamo le quote come privilegiati, ricconi. Per acquistare le quote abbiamo investito milioni di euro. E, nel 2009, durante il periodo più buio del settore, quando molti hanno distrutto le barche e si sono dedicati ad altro, abbiamo resistito. Ci abbiamo creduto. Oggi molti vogliono salire sul carro del vincitore. Io dico, ok, va bene. Ma attenzione: le cose devono essere fatte in un certo modo. La smettano di darci un solo periodo per pescare. Mantengano le quote e ci lascino la discrezione di andare a pescare quando vogliamo. Soprattutto ci permettano di nuovo l'utilizzo dell'aereo che ci consente di individuare i branchi di tonno di una certa grandezza”.
Già, perché Nino e il suo equipaggio scelgono sempre tonni di una certa dimensione e che abbiano 12, 15 anni: “Quelli più piccoli, seppur conformi alle dimensioni previste dalla legge – spiega Nino – li lasciamo in mare. Non ha senso pescare dei pesci giovani. L'anno dopo li ritroveremo”. La circuizione è un metodo di pesca antichissimo: “In alcuni casi puoi pescare la tua intera quota tonno in un solo giorno – dice Nino – Io per esempio in un giorno ho catturato 2.500 tonni. Ma non prendiamo tutto. Selezioniamo con attenzione. Abbiamo liberato vivi in mare oltre 15 mila tonni”. Secondo lui l'Italia sulla pesca del tonno sta lavorando benissimo: “Bisognerebbe capire che fanno gli altri paesi”, dice Nino. L'armatore poi rivela un dato: in Italia ci sono 7 mila imbarcazioni di palangari, “ma sono solo una quarantina quelli che hanno le quote, vuoi perché sono antiche, vuoi perché gli altri non se le potevano permettere”. Da qui, dunque, l'eccesso della pesca di frodo: “Non punto il dito contro nessuno, ma è chiaro – dice Nino – che il sistema va normato. Il mare si è impoverito. E bisogna aiutare questa gente con sussidi, fornendo loro soldi per restaurare le imbarcazioni, oppure facendo in modo che questi pescatori si occupino di altro”. Nino ha 38 anni, da oltre 25 anni è a bordo della sua imbarcazione: “Bisogna che tutti gli attori di questa filiera si siedano attorno ad un tavolo – dice – Non si può più attendere”.
G.V.