di Maria Giulia Franco
“Quando un consumatore va nella grande distribuzione è guidato dalle etichette e sceglie ciò che preferisce in base ai suoi gusti, qualità, provenienza e prezzo. Ma forse non tutti sanno che il 35% della spesa alimentare è utilizzato fuori casa nei 290.000 punti di ristorazione presenti sul territorio italiano, ma molti di questi punti di ristorazione non dichiarano gli ingredienti che utilizzano in cucina, cioè non dichiarano se usano Grana Padano, Parmigiano Reggiano, prosciutti italiani, oli italiani. Ma perché? Perché il più delle volte utilizzano dei prodotti stranieri a costo molto più basso e ovviamente di qualità molto più bassa”.
Parola di Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano. “Come fare per risolvere questo problema? – aggiunge – Se venissero indicati sul menù o sui banchi del self-service la lista degli ingredienti utilizzati nelle cucine, questo problema verrebbe risolto, sarebbe un gesto di grandissima trasparenza verso il consumatore, di grande consapevolezza nei confronti delle scelte del consumatore, e il consumatore saprebbe premiare, sicuramente fidelizzandosi con quei ristoranti che utilizzando questa accortezza, questa correttezza verso di lui. Vorrei sapere cosa ne pensate su questa proposta, perché qualora in tanti pensassimo così, è probabile che si riesca nell'obiettivo”.
“Su 100 chili di formaggio vaccino grattugiato e utilizzato nelle cucine professionali non più di 56 sono di formaggi a denominazione, il resto proviene da produzioni casearie similari. Mentre nei consumi domestici i formaggi similari già grattugiati vengono acquistati in proporzioni nettamente inferiori, il 12% delle confezioni in busta. Questo vuol dire che le famiglie sono più propense a scegliere la qualità Dop rispetto al prezzo, negli esercizi invece il prezzo guida le forniture”, dice Berni.
“Abbiamo chiesto al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali un decreto che impegni la ristorazione – ha annunciato – a indicare quali carni, olio, e formaggi vengono utilizzati nelle preparazioni dei piatti in menu e quanti di questi ingredienti base della nostra cucina siano autenticamente made in Italy. Un passo importante per la qualità nutrizionale nelle pause pranzo e nei pasti fuori casa più frequenti – ha sottolineato – alla luce del fatto che dei 290mila punti di ristorazione distribuiti sul territorio italiano l'85% ha uno scontrino medio sotto i 20 euro. Non parliamo quindi dei ristoranti da grande occasione, ma comunque di una spesa che, col totale dei conti presentati dai 290mila esercizi, si 'mangia' il 35% della spesa alimentare”. “Abbiamo inoltre richiesto alla distribuzione moderna – ha detto il direttore generale del Consorzio Grana Padano – una separazione netta tra le produzioni a denominazione e i generici, mutuando il precedente tra i panettoni e gli altri dolci nelle ricorrenze. Quando i dolciumi generici sono stati messi in cesti o scaffali a parte, hanno perso fino a 50% dei volumi di vendite. Per ora abbiamo ottenuto dialogo, ma occorre lavorare ancora per risultati concreti”.