Per una pubblicazione come Osterie d’Italia, un grande teatro – questa volta Elfo Puccini di Milano– è sempre la location ideale per la prima presentazione. Intanto per celebrare, come merita, il “sussidiario del mangiarbere all’italiana”, slogan che campeggia in copertina; poi per riconoscere l’impegno di chi lavora bene e, tutto sommato per il bene generale non solo di quello personale e, infine, per la brillante “interpretazione” dei due curatori della guida, l’elegante e brillante Francesca Mastrovito ed altrettanto bravo Eugenio Signoroni che ricordando Sergio Staino, hanno appassionato il pubblico che ha riempito il grande teatro milanese. Un pubblico non solo di addetti ai lavori, perché erano presenti anche molti appassionati di cucina e pronti per partire alla scoperta dei grandi piatti proposti dai 1.752 locali segnalati nell’edizione 2024: accanto ad osterie, ristoranti, enoteche con cucina, agriturismi, compaiono in numero sempre maggiore tipologie ristorative alternative come pastifici, pub e gastronomie le cui caratteristiche, in primis l’attenzione e l’aderenza al territorio, la selezione di materie prime e l’accoglienza, rientrano a tutti gli effetti nell’idea di osteria così come raccontata dalla guida, hanno detto Francesca ed Eugenio. Che, secondo la nostra impressione, si sono divertiti molto nell’elencare i 311 i locali premiati con la chiocciola che, poi, è il massimo riconoscimento assegnato alle insegne che si contraddistinguono per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con i valori di Slow Food. Ed è proprio l’incremento delle novità e le nuove chiocciole, conferma l’ottimo stato di salute di questo segmento della ristorazione e dell’identità dell’osteria, scelto da sempre più giovani cuochi e ristoratori per le loro nuove aperture.
Il trend di solidità e crescita del modello osteria, con ben 163 nuovi indirizzi inseriti in guida, dimostra che è un settore ristorativo in fermento, oltre a rilevare la presenza di una nuova generazione di osti e ostesse sempre più folta, che contribuisce in maniera decisiva a tratteggiare i contorni dell’identità dell’osteria, sia nel caso di chi prende il testimone della tradizione di famiglia, sia di chi sceglie di aprire ex-novo un locale con una determinata impronta stilistica e valoriale. Per la prima volta, i riconoscimenti storici della Chiocciola e della Bottiglia e il più recente Bere Bene, a riconoscere una selezione complessiva di bevande alcoliche e non (birre artigianali, distillati, cocktail ma anche succhi, estratti e infusi) scelti con attenzione e personalità, sono stati assegnati anche ai locali segnalati negli inserti, ovvero quei locali la cui offerta e impostazione sono interpreti di una tradizione gastronomica locale, rintracciabili – ai livelli di eccellenza assoluta – esclusivamente nella regione di appartenenza. Gli inserti regalano uno spaccato approfondito di: farinotti, focaccia genovese e focaccia di Recco in Liguria; malghe trentine e törggelen altoatesini; bacari veneti; osmize sul Carso, buffet triestini e rito del tajùt in Friuli Venezia Giulia; piadinerie romagnole; trippai fiorentini; supplì e pizza al taglio in Lazio; arrosticini abruzzesi; fornelli murgesi in Puglia; pizzerie in Campania; morzello in Calabria.
Oltre i riconoscimenti di Chiocciola, Bottiglia e Bere Bene, Osterie d’Italia 2024 conferma il suo impianto di simboli che guidano il lettore nel racconto della proposta di ogni osteria – come l’orto di proprietà, una selezione di formaggi di qualità e identitaria, una buona offerta vegetariana, di vini al calice, senza dimenticare i due simboli più recenti, ovvero il simbolo del pane, assegnato alle osterie con un eccellente cestino del pane e di prodotti da forno, autoprodotti o reperiti da fornai di qualità e il simbolo dell’olio, ai locali che valorizzano l’olio extravergine d’oliva sia a tavola che in cucina, secondo una selezione oculata di prodotti d’eccellenza e rappresentativi del territorio.
Con questi presupposti è giusto dire, come ha fatto in apertura della presentazione e per di più dedicata a Sergio Staino, Carlo Bogliotti, amministratore delegato di Slow Food Editore che “la guida Osterie d’Italia è un romanzo italiano che racconta il nostro Paese. Nelle sue pagine non ci sono classifiche o giudizi, ma storie: leggendo le schede dei ristoranti segnalati vi sembrerà di essere seduti ai loro tavoli. Questa pubblicazione è la pietra angolare della nostra casa editrice, il nostro fiore all’occhiello: un vero e proprio best seller, e lo testimoniano i dati Gfk secondo cui, per il secondo anno consecutivo, Osterie d’Italia ha superato la guida Michelin nelle vendite in libreria”. E Carlo Petrini che ha ritenuto giusto segnalare che “cinquanta dei cuochi segnalati sulla prima edizione di Osterie d’Italia sono ancora nelle pagine di questa guida. Altri hanno fatto scelte e imboccato strade diverse. Da allora il mondo è cambiato, ma voi che siete qua – ha proseguito rivolgendosi alla platea di osti e ostesse – siete il presidio dell’alimentazione del nostro Paese: quelli a cui l’Italia deve riconoscere di aver conservato il suo patrimonio gastronomico”. Mentre Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, ha puntato sul progetto associativo, dicendo che “per noi Osterie d’Italia è sì un prodotto editoriale, ma anche un progetto associativo. Lo dimostra il fatto che tanti dei cuochi segnalati aderiscano all’Alleanza Slow Food. Osti e ostesse che, oltre ad essere ambasciatori del mondo produttivo di qualità, ne sono alleati: perché scelgono di rifornirsi da contadini, allevatori, casari che difendono la biodiversità. Questo significa essere parte di una comunità”.
E, via con la consegna dei sette premi speciali:
Miglior Oste a XFood di San Vito dei Normanni (BR), con la motivazione: “se l’accoglienza è il valore alla base dell’identità dell’oste, un’osteria la cui accoglienza parte dai componenti della brigata quanto dell’impresa non può che risultare in uno dei progetti più interessanti, d’ispirazione e di esempio per un nuovo modo di essere osti.”
Miglior Carta dei Vini a Trattoria di Campagna di Sarre (AO), per “una carta ampia, variegata e coerente, in cui il territorio è messo in mostra con doverosa attenzione, e il resto d’Italia viene raccontato in profondità e senza scorciatoie, alla ricerca del meglio.”
Miglior Giovane “Vittorio Fusari Franciacorta” a Gianmarco Casadei di Piccola Osteria Tera di Sogliano al Rubicone (FC), per “un bellissimo esempio di accoglienza il cui racconto è in grado di filtrare e, allo stesso tempo, rendere omaggio, alla storia di famiglia ai fornelli, così come a quelle tradizioni magniloquenti e possenti delle zone di confine da cui prende vita, grazie a un carattere e a un animo gentile.”
Migliore Novità all’Antica Trattoria del Gallo di Gaggiano (MI), con la motivazione: “un ingresso doveroso a celebrare il lavoro solidissimo di questo classico della cucina lombarda. Un luogo dove tradizione, ospitalità, attenzione alla materia prima sono portate ai loro massimi livelli.”
Migliore Interpretazione della Cucina Regionale a Ginger People&Food di Agrigento con la motivazione: “Una cucina la cui identità si fonda sui giochi di parallelismi, similitudini e comunanze che trascendono confini e culture, risultando in una mescolanza di sapori e popoli di cui, d’altronde, l’identità siciliana ne è esempio da secoli.”
Migliore Dispensa a Da Maria di Fano (PU), “per l’attenzione e la cura della dispensa marina che non sono tanto una scelta di ristorazione, quanto più una scelta di vita. Se il pesce che desidera non arriva al mattino, Maria non apre.”
Selezione Bere Bene a Me’ Cumpari Turiddu di Catania, per “una carta della mixology e una selezione di amari in cui sia la scelta dei prodotti sia la miscelazione richiamano, in maniera sapiente e altrettanto fresca, contemporanea, sapori e maestranze di ogni angolo della Sicilia.”
Una bella soddisfazione per la Sicilia che conquista due premi speciali su sette. Questi i numeri di Osterie d’Italia 2024, a cura di Francesca Mastrovito ed Eugenio Signoroni (940 pagine, 24 euro): 1,752 osterie, agriturismi, enoteche con cucina e ristoranti segnalati; più di 240 collaboratori sparsi su tutto il territorio italiano; 163 novità; 311 locali premiati con la Chiocciola per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con Slow Food, di cui 15 locali segnalati negli inserti regionali; 151 locali premiati con il Bere Bene, un riconoscimento per la curata selezione di bevande: birre artigianali, succhi, infusi, cocktail e distillati; 488 locali premiati con la Bottiglia per la curata selezione di vini.