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Scenari

Pomì e agricoltori riuniti piacentini insieme: nasce il colosso del pomodoro italiano

28 Agosto 2015
pomodoro pomodoro

Avrà una produzione di più di mezzo milione di tonnellate il colosso del pomodoro italiano appena nato dalla fusione tra il Consorzio Casalasco, proprietario del marchio Pomì e gli Agricoltori Riuniti Piacentini. 

L'Italia è uno tra i primi produttori al mondo di pomodoro da industria e sviluppa un volume d'affari di circa 3 miliardi di euro, di cui oltre il 56% riguarda l'export. Il gruppo appena nato è il primo in Italia e il terzo in Europa: riunisce ben 370 aziende agricole tra le province di Piacenza, Cremona, Parma e Mantova, con quasi 7.000 ettari di terreno coltivati e un fatturato di 270 milioni di euro. 

Il processo di fusione per incorporazione da parte del Consorzio Casalasco del Pomodoro, cooperativa agricola specializzata nella produzione e trasformazione di pomodoro da industria e portabandiera della filiera italiana, nei confronti di Arp, Agricoltori Riuniti Piacentini, cooperativa che dal 1958 opera nella coltivazione e trasformazione e dei derivati del pomodoro a Piacenza, si è concluso formalmente con l'approvazione da parte delle assemblee delle due coop, martedì e ieri, all'unanimità. Il piano industriale alla base dell'operazione prevede il raggiungimento di importanti sinergie gestionali. 

Alla base del processo di fusione, spiega una nota congiunta, ci sono “criteri e valori condivisi: la natura cooperativistica delle due aziende, gli alti standard qualitativi, i sistemi innovativi di tracciabilità per una filiera corta e sostenibile, il rafforzamento strategico sui mercati internazionali”. Sia il consorzio cremonese che l'Arp si sono già segnalati da tempo per un approccio 'green' alla produzione, adottando ritrovati e innovazioni nel nome della sostenibilità ambientale, come macchinari agricoli con il Gps e droni. Questi ultimi vengono impiegati sperimentalmente da almeno due anni per fare rilevazioni sui campi coltivati mediante fotocamere a raggi infrarossi, al fine di ottimizzare i consumi idrici. E le confezioni di Pomì recano il marchio Fsc (Forest Stewardship Council) che certifica la provenienza della carta utilizzata per l'imballaggio da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. 

“Oltre ai numeri e ai valori economici espressi – aggiunge il presidente del Consorzio Casalasco Paolo Voltini – questa aggregazione rappresenta un'importante dimostrazione di maturità e consapevolezza del mondo agricolo che accetta le sfide del mercato, agendo da protagonista con visione strategica”. Il gruppo che nasce da questa fusione occuperà circa 1.300 dipendenti tra fissi e stagionali e disporrà di oltre 50 linee di confezionamento installate presso gli stabilimenti di Rivarolo del Re, Fontanellato e Gariga di Podenzano (sede Arp), con una produzione complessiva di oltre 550.000 tonnellate l'anno.

C.d.G.