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Scenari

Piccini 1882 lascia Montalcino… o forse no?

27 Maggio 2021

di Emanuele Scarci

Piccini 1882 lascia Montalcino con un piede ma l’altro potrebbe rimetterlo nell’arco di 12 mesi.

La cantina toscana ha dovuto cedere, dopo un’asta, la tenuta montalcinese di Villa al Cortile, in affitto da 7 anni. Un concorrente ha messo sul piatto il 30% in più e se l’è aggiudicata. Nonostante Piccini avesse investito 700 mila euro. Da almeno un anno Mario Piccini ha sotto la lente un’altra cantina del Brunello di Montalcino. “Siamo andati avanti – sottolinea l’imprenditore toscano – ma poi ho sospeso il progetto perché è più urgente terminare gli investimenti nelle aziende del gruppo. Tuttavia abbiamo un semi-accordo che, eventualmente, nel giro di 12 mesi potrebbe diventare un accordo a tutti gli effetti”. Intanto il 2020 per Piccini 1882 si è concluso con ricavi per 68 milioni, in crescita del 7%. Grazie soprattutto all’estero, all’Italia e all’e-commerce. “Nel 2021 l’e-commerce sarà una base di crescita importante e anche un banco di prova – commenta Piccini -. Non c’era molto da fare con la pandemia: o ti deprimevi oppure lanciavi una sfida interna per arrivare a creare i presupposti per nuovi sviluppi. Abbiamo investito moltissimo in nuovi prodotti e persone. Una situazione nuova che crescerà e che mi fa contento”.

Dalla Toscana alla Sicilia
Il gruppo Piccini conta 4 tenute in 3 regioni: insieme contano oltre 200 ettari di vigneti. La scuderia schiera la Fattoria di Valiano, azienda del Chianti Classico, nel territorio di Castelnuovo Berardenga; la Tenuta Moraia, lungo la costa toscana, in Maremma; la Regio Cantina, in Basilicata, con i 15 ettari vitati dove si produce l’Aglianico del Vulture; e infine in Sicilia, Torre Mora: 15 ettari sul versante nord est dell’Etna, tra i 650 e gli 800 metri, tra i comuni di Castiglione e Linguaglossa. L’azienda di Casole d’Elsa ha in rampa di lancio l’emissione di una nuova obbligazione. “Abbiamo un bond in scadenza nell’agosto del 2022 – spiega Piccini – e lo sostituiremo con uno nuovo entro fine anno. Probabilmente sarà superiore ai 5 milioni e servirà anche per acquisire un’azienda”. In Toscana? “No, mi lincerebbero. E’ fuori dalla regione, ma non posso dire di più”.

Non fermarsi mai
E gli investimenti correnti? “Gli investimenti programmati devono essere fatti tutti. Per esempio gli investimenti sulla Geografica vanno realizzati e far sentire la vicinanza ai produttori. Se non abbiamo una filiera forte non possiamo creare un connubio con i produttori. Il mio sogno rimane quello di essere un’azienda agricola contemporanea”.
Che vuol dire? “Che si può essere produttori anche senza la proprietà dei terreni: il possesso dei territori e dell’uva va lasciata ai proprietari – sottolinea Piccini -. Però ho la necessità di potenziare l’azienda a tutti i livelli: controllo di gestione e gestione dei vigneti dei partner. Inoltre è necessario stringere accordi per l’acquisto dei prodotti sia per i produttori che hanno scelto il regime organico che per quelli del tradizionale. Gli investimenti, insomma, bisogna continuare a farli”.