Non si trovano più pere italiane nei supermercati. Da un lato l’attacco di parassiti come la cimice asiatica, dall’altro il fattore climatico con la gelata di maggio 2023 che ha totalmente compromesso il raccolto. Il risultato è visibile tra gli scaffali della grande distribuzione. Per esempio girando tra i principali supermercati di Palermo e ci siamo resi conto che nel reparto ortofrutticolo sono presenti solo pere che arrivano da Paesi stranieri, in particolare dal Cile, dall’Argentina e dal Belgio. E quelle italiane? Fino allo scorso anno, così come accade per le mele, il frutto veniva conservato e venduto anche fuori stagione. Quest’anno i dati parlano chiaro: una crisi del raccolto come quella del 2023 non accadeva da decenni.
“L’anno scorso abbiamo perso il 60% della produzione”, ci dice Mauro Grossi, presidente del Consorzio di Tutela Pera Emilia Romagna Igp. Consorzio che conta al suo interno 696 aziende agricole certificate, 4.221 ettari e che raccoglie le principali varietà del frutto, come la Abate Fétel, la Decana del Comizio, la Carmen, la Kaiser, la Conference, la Santa Maria, la Williams e la Max Red Bartlett. Analizzando i dati il 2018 è l’ultimo anno regolare come produzione, poi il declino: da 497.450 tonnellate del 2018 si passa a 246.122 del 2019. Il calo più sensibile avviene nel 2021 con 131.290 tonnellate, con rialzo l’anno successivo con 296.143 tonnellate. Lo scorso anno il disastro: 99.322 tonnellate di raccolto.
“L’Italia – ci spiega Paolo Inglese, docente di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree nell’Università di Palermo – resta leader europea nella produzione di pere nonostante sia andata in crisi. C’è un patrimonio storico di pere in tutte le regioni italiane, anche più degli agrumi in Sicilia”. Eppure, anche in questo caso, le pere italiane non sono state conservate per essere vendute fuori stagione perché non ce n’erano.
Per Giuseppe Prezzemolo, proprietario dei supermercati di qualità a Palermo e a Londra con il marchio Prezzemolo & Vitale, il periodo non è quello giusto: “Già tra un mese arriveranno le pere cosce. La gente purtroppo richiede il prodotto pere anche fuori stagione e per accontentarli siamo costretti a vendere quelle straniere. A metà luglio arriveranno le prime pere da Bronte, sull’Etna, poi sarà la volta di quelle dell’Emilia Romagna e successivamente quelle del Trentino”.
Eppure, leggendo i dati del consorzio della Pera dell’Emilia Romagna Igp si nota come siano diminuite anche le superfici regionali e ciò ha comportato un calo pari a quasi il -40% tra il 2018 e il 2023. Il calo delle superfici prosegue anche nel 2024 con una flessione significativa (-14% sul 2023). Più penalizzate le province emiliane rispetto alla Romagna a conferma dell’abbattimento come conseguenza diretta di una più difficoltosa capacità di fare reddito per le contenute rese unitarie nelle ultime annate.
“Il nostro obiettivo – dice il presidente Grossi – è quello di cercare di comunicare il discorso dell’Igp che è ciò che caratterizza la produzione italiana. La grande distribuzione ci segue in questo. Il prodotto quest’anno mancava proprio, in un’annata normale dovremmo essere in grado di garantire le richieste della grande distribuzione”.