di Emanuele Scarci
La guerra in Ucraina, l’impennata dei prezzi e l’erosione del potere d’acquisto non hanno influito (per ora) sulle performance del Parmigiano reggiano.
Il Consorzio del Parmigiano reggiano ha scelto la vetrina di Cibus per presentare i dati economici del primo trimestre 2022. Dopo aver chiuso un 2021 da record, con un giro d’affari al consumo di 2,7 miliardi di euro, nel primo trimestre 2022 il Consorzio ha registrato – rispetto al primo trimestre 2021 – un incremento delle vendite totali del 3,6%.
Merito dei mercati internazionali che sono cresciuti del 6,9% a volume. Primo nello sviluppo, è stato il mercato americano (+21,1%), strategico per la crescita del re dei formaggi, ma hanno performato bene anche Regno Unito (+7,3%) e Francia (+11,2%). In sofferenza la Germania (-16,3%), da sempre mercato più sensibile ai prezzi.
Stabili invece le vendite sul mercato italiano, dove la crescita del canale della ristorazione ha compensato il lieve calo dei consumi domestici. Lo sviluppo complessivo delle vendite sui mercati mondiali è fondamentale per collocare le produzioni record registrate nel 2020/2021, prospettiva compatibile, secondo il Consorzio, alla stabilizzazione delle quotazioni registrate negli ultimi 20 mesi. Nel 2021 i volumi sono balzati del 4% sull’anno prima che, a sua volta, aveva registrato un +5% sul 2019. Nell’ultimo decennio la produzione è passata da 3,2 milioni di forme del 2011 ai 3,9 dell’anno scorso. Un balzo del 22%.
Obiettivo stabilità
“In un contesto mondiale così complesso – commenta il presidente del Consorzio Parmigiano reggiano, Nicola Bertinelli – il valore riconosciuto al nostro prodotto è già uno dei fattori di successo delle vendite di questo primo periodo dell’anno e ritengo contribuirà in maniera significativa al conseguimento dell’obiettivo di stabilità del mercato e delle quotazioni. La responsabilità che ci siamo assunti è di coprire un ruolo di cabina di regia per l’intera filiera, valorizzando il nostro prodotto e rendendo a tutti gli operatori della filiera un servizio di supporto affinché ognuno di loro possa contribuire alla corretta distribuzione del valore creato. Il trasferimento dei costi effettivi di produzione dovrà avvenire senza speculazioni che potrebbero compromettere quanto di buono si sta costruendo per il futuro della filiera”.