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Scenari

Pane, due proposte di legge: chiarezza su fresco o surgelato e specifica delle farine

12 Gennaio 2017
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Un filo di Arianna per districarsi nel labirinto dei vari tipi di pane. Ovvero dare al consumatore la possibilità di scegliere il prodotto fresco artigianale da quello conservato in altre maniere, come anche le farine con cui viene prodotto. 

Sono le due proposte di legge sulle quali si sono espresse favorevolmente i rappresentanti della Federazione italiana panificatori (Fippa), dell'Associazione nazionale dei panificatori (Assopanificatori) e dell'Associazione nazionale panificatori (Assipan), in un'audizione in Commissione Agricoltura della Camera. Il punto sul quale hanno concordato è che occorre fare chiarezza nel settore informando sulle differenze tra prodotto fresco di giornata e quello sfornato anche al momento, come avviene nei supermercati, ma su basi surgelate magari provenienti dall'estero. ''Occorre colmare un vuoto legislativo che si trascina da 10 anni'', afferma il presidente onorario di Fippa, Edvino Jerian, ricordando che la legge Bersani sulle liberalizzazioni prevedeva la distinzione tra pane fresco e non, di cui però non fu mai emanato il decreto legislativo. “Il nuovo testo va aggiornato alle nuove esigenze di mercato – spiega Jerian – per ridare un'identità al settore, perché il consumatore deve sapere che un pane precotto surgelato o uno artigianale non sono la stessa cosa''.

''E' un testo condivisibile dove però vanno chiariti alcuni punti'', spiega il presidente Assipan, Claudio Conti, a partire dalle autorizzazioni preventive delle Asl per l'apertura di un panificio che sarebbero ''un tornare indietro di 20 anni''. ''Ben venga la distinzione tra i vari tipi di pane – precisa il presidente di Assopanificatori, Davide Trombini – per far capire l'importanza dell'arte artigiana dei panificatori che vuole processi di lievitazione ben diversi; una norma che va a tutela dei cittadini ma anche della tipicità e della specificità del prodotto artigianale italiano''. Secondo il presidente occorre battersi non solo su quali farine vengono usate, se da grano duro, tenero, non raffinate o integre, ma anche sulla loro italianità; un punto sul quale occorre fare chiarezza al più presto. 

''Sono soddisfatto per l'esito delle audizioni in Commissione Agricoltura, la mia proposta di legge sulle disposizioni in materia di produzione e vendita del pane è nata, d'altronde, proprio dal confronto con le principali associazioni del settore che hanno confermato il sostegno all'iniziativa legislativa'', osserva il deputato del Pd, Giuseppe Romanini, a margine dell'audizione dei rappresentanti del mondo della panificazione. Benché il pane continui ad essere una presenza fissa sulle tavole degli italiani, il deputato ricorda come il consumo sia progressivamente diminuito, toccando nel 2014 il minimo storico a 90 grammi pro capite e, nonostante questo, sono ancora oltre 24 mila le imprese di produzione di pane fresco e circa 7 mila quelle di commercio al dettaglio.

''La legge in esame che propone un nuovo quadro legislativo – conclude il deputato – auspico possa essere rapidamente approvata''. Nella norma, ricorda ancora il deputato, vengono stabilite le definizioni di pane fresco, prodotto intermedio di panificazione, lieviti e paste acide, ma anche l'attività di panificio e la modalità di vendita, le caratteristiche del forno di qualità e i compiti del responsabile dell'attività produttiva; disciplina poi il mutuo riconoscimento, il pane tradizionale di alta qualità e i contributi del Ministero delle politiche agricole per il sostegno della promozione del pane fresco e del pane tradizionale. Un sorta di vademecum insomma per ogni consumatore.

Maria Giulia Franco