“Bruceremo i vigneti, faremo saltare l’azienda, colpiremo tutti i vostri tesori”.
Questo il tenore dei messaggi che si sono visti recapitare via mail i marchesi Incisa della Rocchetta di Bolgheri produttori del famoso vino Sassicaia. Messaggi che si susseguivano ormai da tempo con cadenza quotidiana. Le minacce erano accompagnate da una richiesta di “pizzo”, per dirla con un termine noto soprattutto in Sicilia di 150 mila euro per salvare il patrimonio. Soldi da pagare in bitcoin con la copertura della blockchain, l’inviolabile sistema informatico che, per l’estorsore, dava garanzie di non essere identificato. Minacce che ormai si susseguivano da cinque mesi e che i marchesi hanno prontamente denunciato alle autorità- E le investigazioni hanno permesso di individuare come presunto responsabile dei messaggi un 47enne di Trieste, professione informatico, che pare si fosse specializzato nell’inviare messaggi ai più importanti produttori di vino. Tra questi anche la famiglia dei marchesi Incisa della Rocchetta, proprietari della famosa tenuta di Bolgheri (Livorno). Le indagini, coordinate dalla procura di Livorno e condotte dai carabinieri del comando operativo diretto dal tenente colonnello Armando Ago, sono iniziate a marzo, come scrive il Corriere. In un primo momento gli accertamenti hanno scandagliato l’architettura di rete dell’azienda vitivinicola per poi raggiungere canali internazionali grazie anche alla collaborazione di Interpol ed Europol. Ed è qui che si è capito che il presunto informatico tentava estorsioni in tutta Europa con la solita tecnica. “Utilizzava diversi account di posta elettronica anonimi, creati da provider con server attestati all’estero, proprio per inibirne l’individuazione e la localizzazione”, spiegano i carabinieri. L’informatico triestino è sotto inchiesta anche da altre polizie europee ed è sospettato di minacce a fini di estorsione verso altre aziende con sede in Italia, attive soprattutto nella produzione e commercializzazione di generi alimentari in Europa e nel mondo.
C.d.G.