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Scenari

OperaWine 2023, ecco alcuni assaggi

01 Aprile 2023
Foto di rito per OperaWine 2023 Foto di rito per OperaWine 2023

Grande “spettacolo” ad OperaWine, la premiere che anticipa il Vinitaly e che si è tenuta alle Gallerie Mercatali. L’evento mette insieme i migliori produttori italiani (quest’anno sono 130) selezionati dalla rivista americana Wine Spectator e che offre alla stampa di settore, ai sommelier e agli addetti nel mondo del vino la possibilità di bere grandi vini provenienti da tutte le regioni italiane. Di seguito i nostri migliori assaggi:

ArPePe | Valtellina Superiore Sassella Rocce Rosse Riserva 1996
Le note di goudron e di terziarizzazione lasciano presagire una notevole compostezza ed eleganza gustativa che solo un vino d’altura sa regalare, mentre un retronaso di corteccia e di note di caffè si fa spazio tra una trama tannica pienamente svolta e una sensazione di soddisfazione che definisce l’intera descrizione gustativa.

Benanti | Etna Rovittello Riserva 2016
La classicità etnea e una delle sue aree più rappresentative. Questo è un calice dai rimandi affumicati, che anticipano un imponente palato in un giocoforza tra morbidezze e tessitura tannica. Materia, energia e territorio.

Comm. G.B. Burlotto | Barolo Acclivi 2016
Note di mirto, fragola di bosco e sfondi floreali. Questo l’olfatto di un calice il cui gusto si mostra avvolgente, pieno e dalla trama tannica robusta. L’intero spettro gusto-olfattivo mostra una qualità senza uguali che sa lasciare spazio a una buona dose di acidità e di persistenza.

Cusumano | Etna Alta Mora Guardiola 2016
I toni scuri sono il leit motiv di un naso felpato e non urlante, ma così terribilmente intrigante. Cambia aggettivo, invece, nel palato, che diventa impattante: la grazia sta tutta nella dose perfetta di morbidezza e di freschezza e di perfetta tessitura tannica.

Feudo Montoni | Sicilia Vrucara 2018
Nonostante la piovosità dell’annata, il calice regala la maturità di un frutto in uno con rimandi di speziature dolci. La vivacità del palato si assesta ad una tannicità ben presente. Due elementi che sanno coesistere e vivere lungamente.

Bruno Giacosa | Barolo Falletto 2016
Profilo giovanile. Le note introverse mostrano l’austerità di un fiore e di un frutto che sta appena nascendo, eppure l’equilibrio gustativo e la trama tannica così già integrata lasciano presagire ottime potenzialità di evoluzione.

Graci | Etna White Arcurìa 2011
La primavera e l’estate profumano all’unisono in un calice tra rimandi di ginestra e note mielate. Giocano in semitoni, senza la necessità di un baritono. La chiave di volta sta tutta in un’eleganza non urlante. Ed è così al pari quella stessa coesione che si mostra al palato in un gioco di contrapposizioni gustative, dove la materia viva e spessa viene enfatizzata da una sapidità lungamente persistenza.

Mascarello Giuseppe e Figlio | Barolo Monprivato 2018
L’evidenza sta tutta nella nobiltà del profilo olfattivo. Naso composto e racchiuso in un cestino di frutti rossi e leggere note balsamiche. Ma l’evidenza, al pari, sta in un palato di impatto che regala morbidezza, con quella componente glicerica iniziale, cedendo il passo alla sapidità. Maestria, tant’è.

Morgante | Nero d’Avola Sicilia Don Antonio Riserva 2018
I ricordi di marasca e di prugna non valgono a sbiadire la solarità di un calice che non manca di leggerezza grazie a una viva acidità e a un retrogusto di spiccata vivacità fruttata.

Planeta | Menfi Red Didacus 2017
Profilo solare che si esprime con note di frutta rossa matura e una variegata speziatura. Poi un evidente tratto vegetale anticipa un palato completo, che gioca sulla potenza, senza mancare di una appagante piacevolezza nel finale.

Scacciadiavoli | Montefalco Sagrantino 2012
La tipicità olfattiva di un Montefalco Sagrantino sta tutta nel suo frutto scuro e nella selvaticità vegetale. Prodotto al centro dell’Umbria, questo 2012 sembra tutto settentrionale, nonostante l’annata calda, mostrando finezza e compostezza gusto-olfattiva.

Tabarrini | Montefalco Sagrantino Colle alle Macchie 2010
L’emblema della denominazione è in un calice di questo eclettico produttore. La conferma arriva tra note di sotto spirito e un mosaico di erbe aromatiche, mentre il palato, compatto e imponente nelle sue tessiture, senza luogo ferire nella sua trama tannica, si concede a rantoli di armonia e di freschezza. Lunghissimo.

Tasca d’Almerita – Tenuta Regaleali | Sicilia Contea di Sclafani Tenuta Regaleali Riserva del Conte 2016
Il titolo nobiliare è di nome e di fatto, perché c’è una percezione di eleganza e integrità olfattiva che è immediata nel calice. Un’intensità non urlante, ma persistente. Tale è anche nel gusto, con quel sapore di frutto scuro che pare quasi nascondersi, ma che soddisfa in pieno la beva.

Tenuta delle Terre Nere | Etna San Lorenzo Vecchie Vigne 2017
Cos’è una contrada etnea come San Lorenzo è espressa in questo calice dalle note di mirto, frutta rossa e rimandi orientali. Tanto quanto il suo sorso dal timbro settentrionale che destabilizza per una morbidezza iniziale per poi concedersi ad una buona componente di freschezza e sapidità nel finale.

Azienda Agricola Francesco Tornatore | Etna Pietrarizzo
Balsamico, questa la sua impronta identitaria. Che non si fa protagonista, ma sa lasciare spazio ad una ampia luminosità olfattiva dipanata tra fiori e frutti. In chiara coerenza gustativa il palato si fa fresco e dinamico grazie ad una buona dose acido-sapida e a un’equilibrata scia di persistenza.

G.D. Vajra | Barolo Bricco delle Viole 2012
È anice e alloro ad anticipare un olfatto che sa cedere il passo, poi, all’amarena e ai fiori rossi. Tanto è inciso il suo naso, quanto il suo gusto che non smette di stupire. Il tannino ben levigato si destreggia in un giocoforza di sapidità e acidità mentre il retronaso regala descrizioni piacevolissime di liquirizia e speziature. Ineccepibile.

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