C’è una novità nella Guida agli Extravergini 2024 di Slow Food ed è l’ingresso del Piemonte. “Ci siamo decisi – dice a Cronache di Gusto Francesca Baldereschi, curatrice della guida – ed è una novità che caratterizza l’andamento climatico”.
Il Piemonte è andato anche meglio di altre regioni vocate alla produzione di olio e il cambiamento climatico gioca a suo favore.
La Guida recensisce 686 aziende segnalando 1071 oli extravergini di qualità. L’annata complicata si riflette automaticamente sul racconto: “C’è una flessione di aziende presenti dovute alla stagione. Già lo scorso anno c’erano tanti problemi di siccità, quest’anno mancano alcune aziende che non ci hanno mandato i campioni perché sarebbe venuta fuori una brutta immagine”.
Siccità da un lato, mosca dall’altro e ancora la xylella. Il mondo dell’olio italiano ha vissuto momenti complicati: “Ci sono però delle eccezioni”, ci dice ancora Baldereschi. “La Puglia e la Sicilia, per esempio, sono regioni che resistono. La mappa del caldo e della siccità è a macchia di leopardo e non rispetta i canoni che abbiamo in testa”. Ad avere la peggio è il centro Italia, con problemi in Abruzzo e una flessione qualitativa anche per Toscana e Lazio. “Chi in questi anni ha iniziato a fare irrigazione di soccorso riesce a essere competitivo come chi ha alberi di ulivo secolari riesce a resistere e in qualche modo si salva”.
Cosa fare, quindi, per adattarsi alla situazione? “Andremo verso annate folli in cui quella che era la stagionalità delle fasi dell’olivo non si riconosce. Ci sarà anche un adattamento delle piante”. Secondo Baldereschi bisognerebbe puntare sulla ricerca e sull’innovazione per quanto riguarda concimi e irrigazione senza dare troppo spazio alla chimica. La gestione dell’oliveto dovrebbe poi essere studiata dal punto di vista tecnologico. Dall’altro lato sarebbe importante avere il supporto delle istituzioni con finanziamenti per le irrigazioni. “Bisogna educare sulla gestione agronomica dell’olivo, capace di resistere e adattarsi. È un lavoro che dovrebbe essere fatto dalle categorie e anche dalla parte scientifica”.
Un’annata che ha visto un’impennata dei prezzi a fronte della contrazione di produzione ma che secondo la curatrice della Guida è visibile soprattutto nella grande distribuzione. Di certo, davanti al dimezzamento della produzione della Spagna, l’Italia ha perso una grande occasione: “Questo era il momento perfetto per parlare della qualità dell’olio italiano. Si doveva cogliere la palla al balzo, approfittando di un momento di crisi a livello globale e invece si è parlato solo ed esclusivamente a parlare di prezzi”.