di Marco Sciarrini
Ci sono in Italia molteplici zone nelle quali si fa vino, e raccontarle tutte è difficile.
Tra queste ce ne sono alcune che non godono di grandissima visibilità, ma in cui si producono grandi etichette. Come per esempio il comprensorio di Suvereto e della Val di Cornia. Occasione per parlarne è la nascita del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine, che sta per ottenere il riconoscimento da parte del Mipaaf, e delle 27 cantine associate, e della presentazione nei giorni scorsi alla stampa presso il Chiostro ed il Convento di San Francesco di Suvereto. La nascita del Consorzio è una prima pietra posta a tutela della denominazione Suvereto Docg, Rosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc che, con grande soddisfazione da parte dei produttori, consentirà una maggiore credibilità sui mercati nazionali e internazionali. Val di Cornia, è l’ultima propaggine meridionale della provincia livornese. Circondata dal Parco dei Montioni, dalle Colline Metallifere e dal Parco forestale di Poggio Neri, la valle segue il percorso dell’omonimo fiume fino al suo deflusso in mare, segnato dalla prospicente sagoma dell’Isola d’Elba e del Golfo di Baratti che, assieme a Populonia, è tra le più compiute testimonianze della presenza etrusca in zona. Una regione che, come dice il Presidente, “vede nell’acqua il suo elemento dominante”. La presenza di grandi falde acquifere nel sottosuolo consente lo sviluppo di tante coltivazioni agricole, di cui la vite è solo quella più nota. “In una fase storica segnata dalla penuria idrica – continua il Presidente – siamo convinti che questo unicum rivestirà un ruolo fondamentale per la nostra crescita”.
(Nico Rossi, Jessica Pasquini ed Enrico Caracciolo)
Al caratteristico borgo di Suvereto il ruolo di capitale enologica della zona. Nato nel corso del Medioevo, questo piccolo paese dominato dalla Rocca Aldobrandesca deve il suo nome al temine latino “suber” (sughero), che testimonia la forte presenza di questo albero nei boschi circostanti. Raccolto all’interno di una cinta muraria terminata nel 1308 d.C., oggi il paese è membro delle Associazioni Città del Vino, Città Slow e Borghi più belli d’Italia, che ne testimoniano la vocazione all’accoglienza che Jessica Pasquini, sindaco della cittadina, descrive così: “Come amministrazione comunale abbiamo sostenuto fin dal principio la nascita del Consorzio di tutela, poiché il vino è un biglietto da visita fondamentale di una cittadina pronta ad aprire le proprie porte ai tanti appassionati che ogni anno sono alla ricerca di nuove esperienze. Siamo convinti che il successo futuro passi dalla nostra capacità di integrare la dimensione identitaria di un piccolo borgo toscano con la vocazione internazionale della nostra proposta”. Al turismo guarda anche lo stesso presidente, secondo cui “la nostra regione offre molteplici opportunità per chi ricerca esperienze di matrice culturale, termale, agroalimentare e, ovviamente, enologica. Il vino qui rappresenta solo la punta di diamante di un territorio intatto, capace di conquistare chiunque desideri contatto con la natura ed enogastronomia di qualità”. Al termine della presentazione è stata consegnata una targa commemorativa alla moglie del compianto Walter Gasperini, sindaco di Suvereto negli anni ’80, “Primo tra tutti a credere nel potenziale enologico della zona” conclude il presidente. Le 27 cantine che fanno capo al Consorzio sono, Bulichella, Casadei, Colle vento, Giomi Zannoni, Giovanni Frascolla, Gualdo del re, I Mandorli, Il Briscello, Il Falcone, Incontri, Tua Rita, Petricci del Pianta, Petra, Rabaitti, Terradonnà, Macchion dei lupi, La Fralluca, Gigante Paola, Renis, Montepeloso, Poggio Banzi, Terravita, La Batistina, Carlini Lorenzo, Valdamone, Sant’Agnese, Rigoli.
Durante la presentazione il neonato ente ha tracciato le linee programmatiche future e definito i tratti caratterizzanti del territorio. Il compito di aprire i lavori è spettato a Nico Rossi, presidente eletto di un Consorzio costituitosi lo scorso 11 settembre e di cui fanno parte ventisette aziende, che rappresentano la quasi totalità di una produzione organizzata in circa 850 ettari vitati. “Sono lieto di rappresentare un gruppo così importante di produttori, che aderendo al Consorzio dimostrano la volontà di intraprendere assieme un percorso difficile ma foriero di grandi soddisfazioni. È solo unendo le forze che Suvereto e la Val di Cornia potranno ritagliarsi quel ruolo che gli compete nel panorama enologico e turistico”, afferma il neopresidente, cui va il sentito ringraziamento alle istituzioni locali e regionali per il fattivo aiuto offerto “senza il quale oggi non saremmo qui a celebrare questa importante ricorrenza per le tre denominazioni che insistono sulla zona: Suvereto Docg, Rosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il commento di Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana e assessora all’agroalimentare che ha seguito lo sviluppo della pratica di riconoscimento del Consorzio “convinta che le Denominazioni locali meritassero di compiere un deciso passo in avanti, possibile grazie alla storia e all’elevato valore aggiunto di cui sono portatrici”. “Come Giunta, ha proseguito, sosteniamo tutte le produzioni di qualità che siano in grado di qualificare ancora meglio la nostra regione agli occhi del pubblico internazionale. Per farlo c’è bisogno di forme stabili di associazione, di cui questo Consorzio è un esempio. In tal senso si spiega anche il recente bando per la promozione sui mercati intra-CE dei prodotti a Denominazione, che, nello stanziare la cifra record di 5.479.000 di euro, vuole sottolineare l’importanza di una valorizzazione congiunta dei prodotti e relativi territori”.
Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese i tre principali vitigni a bacca rossa della zona, che coprono circa il 70% del vigneto, cui si affiancano non trascurabili porzioni di Cabernet Franc (6%), Petit Verdot (6%) e Syrah (5%). Importante è anche la presenza del Vermentino, che copre il 7% del vigneto locale e l’80% delle superfici a bacca bianca. “Si tratta di vitigni introdotti a inizio Ottocento da Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella dell’imperatore, la quale, nel periodo in cui resse il Principato di Lucca e Piombino realizzò in zona un vigneto da coltivare all’uso di Bordeaux”, spiega Rossi. Il potenziale produttivo della zona, come affermato dal Presidente, supera i 4 milioni di bottiglie, in larga misura rivendicate come Igt. Ciò significa che una delle prime sfide sarà quella di spostare una fetta importante della produzione verso le Denominazioni di Origine tutelate, “l’obiettivo che ci poniamo nel prossimo biennio, afferma Rossi, è di superare quota un milione di bottiglie rivendicate”. Alla fine della presentazione le cantine associate hanno voluto far degustare i propri prodotti nella bella e moderna Cantina Casadei all’interno della bottaia.