Nuovo capitolo per la questione nutriscore.
Si tratta di un’etichetta ideata in Europa che serve ad indicare ai consumatori le qualità nutrizionali dei prodotti che a loro vengono venduti. Da molte parti, Italia compresa, non era stata ben vista perché il sistema a colori, ossia dal verde (buono) al rosso (cattivo), raddoppiato da cinque lettere, dalla A alla E, metterebbe sotto una cattiva luce alcuni dei prodotti-simbolo dell’Italia, come il vino, il formaggio o l’olio di oliva. In Francia il nutriscore è operativo dal 2017 e sono gli stessi transalpini che stanno spingendo affinché tutti i paesi membri lo adottino. Nel 2020, la Commissione europea ha adottato la strategia Farm to Fork (dalla fattoria alla forchetta) e si è impegnata a rendere obbligatorio un sistema di etichettatura “salutare” unico in tutta l’Unione europea. E pareva che il Nutriscore fosse quello scelto. L’Italia si è opposta, in quanto ritiene che il modello francese penalizzi i prodotti italiani, soprattutto quelli Dop e Ipg: ha dunque condotto, attraverso il governo Draghi e poi il governo Meloni, un’azione che è risultata nel rinvio della decisione della Unione europea: un ulteriore motivo di attrito tra Roma ed Emmanuel Macron. Ora, Bruxelles condurrà un’analisi su diversi sistemi di etichettatura, ne presenterà le conclusioni entro metà 2023 e (forse) l’esito sarà adottato dal 2024. Da qui le polemiche nei confronti di Roma e per estensione a Bruxelles: capitolate di fronte alle lobby agro-alimentari, protezionismo gastronomico in azione. I sostenitori del Nutri-score dicono che si tratta di un sistema scientifico.
Il Nutriscore si basa su un algoritmo che considera i prodotti più o meno nocivi in cento grammi o cento millilitri di un prodotto e (un po’ meno) quelli benefici. Secondo i critici, è un sistema assurdo, che confonde i consumatori e penalizza prodotti tipici come il parmigiano reggiano, e in genere i formaggi italiani, il prosciutto crudo, l’olio d’oliva. La questione sembra complessa ma può essere ridotta a un concetto semplice: il Nutri-score di fatto dice al consumatore “compra questo prodotto che ha il segno verde, non comprare il rosso o l’arancione”; ben diverso — come sostengono i produttori italiani — è mettere etichette informative, senza intimazioni a semaforo.
C.d.G.