(Piazza Unità d'Italia a Trieste)
di Giovanni Franco
La tavola è apparecchiata in maniera elegante. Per una importante riunione di famiglia. Tutti seduti attendono il primo piatto. Ed ecco arrivare trionfalmente la pasta al forno. Ottima, gustosa, ricca di condimento.
Eppure nonostante questo trionfo di gola, la zia Maria, che dalla Sicilia si è trasferita nel 1970, a Trieste, è rammaricata “Dovete scusarmi – dice ai parenti – ma ho dovuta cucinarla con le pennette e non con i classici anelletti, perché qui non si trovano”. Annuiscono i miei cugini: Oliva, Santi e Giuliana. E nella loro memoria si materializzano i ricordi di quelle teglie ripiene di pasta al forno, con gli anelletti of course, mangiate anche dopo il bagno a Mondello che lo zio Angelo amava fare. Ora in ossequio a quei loro ricordi, nell'era di WhatsApp e Facebook, quando a volte mi capita di mangiare questa pietanza, immancabilmente invito foto ai miei parenti in Friuli Venezia Giulia suscitando il sorriso e a volte la loro collera. Naturalmente quando soprattutto mio cugino Guy, triestino di nascita ma siciliano di adozione, viene a trovarci a Palermo non dimentica di portare alla suocera un pacco di anelletti. Da cucinare questa volta senza di me.
Come testimonianza mi rimane la foto della pasta doc inviata al mio smartphone. Alla base di questo piatto c'è un particolare ragù simile a quello bolognese, che viene quasi sempre fatto con l'aggiunta di piselli. Tra le numerose varianti di questo modo di preparazione, alcune prevedono l'uso di prosciutto, dell'uovo sodo nella farcitura interna, altre della mozzarella, altre ancora del pecorino. Io preferisco la versione con tutti questi ingredienti. Dice Giuliana: “Mia mamma mi ha sempre detto che la vera pasta al forno è quella farcita solo di ragù ma io ricordo quella della nostra zia Franca ricca di altri ingredienti. Quanto vorrei sedermi a tavola come quando ero piccola attorniata da tutte le mie zie con davanti un piatto di pasta al forno o anche senza niente davanti”.