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Scenari

No ai comuni con meno di 5.000 abitanti: a rischio località storiche dell’enologia italiana

02 Febbraio 2016
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Da Barolo a Morellino di Scansano, passando per Barbaresco e Tufo. Tante le località che potrebbero essere cancellate


(Vigneti di Barolo)

Anche il Barolo tra le possibili vittime illustri della proposta di legge 3420 che prevede al primo articolo che “un comune non può avere una popolazione inferiore a 5.000 abitanti”.

A lanciare l'allarme sul futuro dei gioielli enologici del Vigneto italia è l'Associazione Nazionale Città del Vino che riunisce oltre 450 Comuni a vocazione vinicola, al convegno di Scandiano (Reggio Emilia) dove si è parlato di Lambrusco e difesa dei vitigni italiani.

“Un nuovo pericolo incombe sui territori delle Dop, Doc e Docg: l'obbligo d'accorpamento sotto i 5mila abitanti'' ha detto Floriano Zambon, presidente delle Città del vino nonché sindaco di Conegliano Veneto (Treviso). ''La proposta di legge – ha sottolineato – crea scompiglio nelle denominazioni d'origine. Va bene aggregare servizi e funzioni, ma solo per rafforzare il terroir”.
Un Barolo di Barolo (739 abitanti) o della “frazione” di Barolo? Un Morellino di Scansano (4.500 persone) o della “località” Scansano? E il Barbaresco (670 abitanti), il Greco di Tufo (934), l'Aleatico di Gradoli (1.479), i vini della Costa d'Amalfi con le sottozone – meglio sottofrazioni o circoscrizioni – di Furore, Ravello e Tramonti? Nell'ordine: 837, 2.500 e 4.147 abitanti. “È salva per ora Montalcino, che con 5.139 anime potrà conservare il titolo di Comune; finché la demografia lo consente'' ha precisato Zambon. 

Dalla Val d'Aosta alla Sicilia, passando per Aymavilles e Morgex (Aosta) fino a Montevago (Agrigento) e in decine di altri paesi del vino, la proposta di legge per obbligare i Comuni sotto i 5mila abitanti a fondersi, presentata alla Commissione Affari istituzionali della Camera da 20 parlamentari Pd, “rischia – per l'Associazione Città del vino – di creare molta confusione ed effetti collaterali sul sistema delle denominazioni d'origine italiana, già ricca di vini conosciuti per il nome del Comune in cui sono prodotti, e con riflessi negativi anche sull'enoturismo e sulla produzione, per aspetti d'etichettatura e promozione”.

C.d.G.