(Anna Cane)
I controlli a cui è sottoposto l’olio extravergine di oliva italiano sono rigorosi, addirittura con nove livelli diversi, che ne fanno un prodotto di grande qualità.
Adesso gli operatori del settore puntano a parametri più restrittivi rispetto alla normativa europea sia per tutelare ulteriormente la biodiversità italiana assicurata da oltre 500 cultivar di olive censite nelle aree di presenza dell’ulivo ma, anche, per valorizzare le produzioni “made in Italy” e tutelare il valore del lavoro degli operatori di tutta la filiera. Per questo è nato il marchio Fooi (filiera olivicola olearia italiana). E, la prima azienda che proporrà l’olio con il marchio Fooi, 100% italiano, è Carapelli di Firenze, che nel prossimo mese di maggio comincerà a distribuire l’extravergine premium “Il Nobile”. Chiamato così sicuramente perché è il primo a fregiarsi del nuovo marchio; probabilmente anche per la decisione aziendale di adottare requisiti chimico-fisici più restrittivi di quelli europei, anche per quanto riguarda i residui fitosanitari.
Questa decisione è senz’altro un segnale di attenzione dell’azienda fiorentina – che, com’è noto, fa capo al gruppo spagnolo Deoleo -, nell’ambito del suo tradizionale impegno di qualità, verso la Filiera Olivicola Olearia Italiana. La finalità è quella di offrire ai consumatori trasparenza sul prodotto finito e sulle sue caratteristiche, come sempre portando l’eccellenza a tavola. Con il nuovo marchio, che si riconosce per i colori della bandiera tricolore, sarà più facile da identificare l’olio “made in Italy”. Per rimarcare questa scelta e la decisione di proseguire su questa strada, i tecnici di Carapelli hanno studiato un olio evo 100% italiano ottenuto da un attento blend di cultivar presenti nelle aree più vocate per la coltura dell’ulivo, come la Puglia. Infatti, nel blend de “Il Nobile” è presenta la Cima di Bitonto (coltivata nella Conca barese, che da un olio dal gusto dolce con delicate note di piccante e amaro), la Peranzana (diffusa nel foggiano, che produce un olio pulito ed equilibrato), la celebre e straordinaria Coratina (presente nel più grande oliveto del mondo, quello che domina la campagna a Nord di Bari, assicurando un olio inconfondibile per il suo sapore deciso e retrogusto amarognolo e piccante) ed Ogliarola (diffusa in tutto il Mezzogiorno d’Italia, insomma l’area della Dieta Mediterranea, che produce un olio dal sapore dolce).
Con questo blend, “Il Nobile” si presenta come un olio dal profilo armonico con delicate note di piccante e amaro, e sapore fruttato – dicono gli esperti di Carapelli -. Inoltre, si distinguerà per un ottimo equilibrio gusto olfattivo fra il suo sapore deciso con un retrogusto piacevolmente amarognolo e leggermente piccante, bilanciato perfettamente nel finale con sentori di mandorla.
Ma, quello che vuole evidenziare di più il management di Carapelli è “il valore del marchio Fooi per arrivare all’obiettivo di mettere insieme allo stesso tavolo la filiera, che vuol dire creare le condizioni per supportare e sviluppare quantitativamente e qualitativamente l'olio italiano”, è stato sottolineato nel corso di “Spazio nutrizione. La filiera della sana nutrizione”, organizzata a Milano dell’Università degli studi . In questa occasione l’Istituto nutrizionale Carapelli creato nel 2001 per promuovere la ricerca scientifica nel settore dell’olio di oliva oltre che della divulgazione sul piano educativo e culturale, della corretta alimentazione, ha organizzato la lectio magistralis tenuta da Gabriele Riccardi, docente nell’Università di Napoli, sul ruolo dell’olio extravergine di oliva nella dieta mediterranea. E, poi, con “Il Nobile”, che sarà sugli scaffali da maggio, Carapelli Firenze ha compiuto una prima efficace azione selezionando e imbottigliando l’olio evo prodotto dagli operatori che aderiscono alla Fooi– dice Anna Cane, responsabile qualità Deoleo, vice presidente dello stesso Fooi e presidente degl gruppo Olio di oliva di Assitol -. Marchio a cui stiamo dedicando grandi energie, perché uno dei suoi obiettivi è valorizzare gli oli italiani di qualità. Ciò si traduce in prerequisiti chimico-fisici più restrittivi dei limiti normativi europei, inclusi i valori dei residui fitosanitari, e con una completa tracciabilità”.
Michele Pizzillo