L'unione fa la forza, soprattutto se c'è da tutelarsi a livello economico e da dialogare con la politica.
Così è successo che 740mila aziende agricole di tutto il Paese si sono messe insieme per formare un unico grande gruppo, o meglio colosso. Si chiama Agrinsieme. Un milione e duecento soci (il 30% dell'agroalimentare) che fanno parte della rete Cia- Confederazione italiana agricoltori, di Confagricoltura e di Alleanza cooperative italiane (con all'interno Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative e Legacoop agroalimentare), hanno deciso di fare squadra per dare maggiore voce alle loro istanze.
Si tratta di una grossa fetta del comparto nazionale, che in termini di fatturato pesa 34,2 miliardi di euro. L'iniziativa nasce dall'esigenza di unificare le strategie per affrontare meglio il mercato e per offrirsi come un unico grande interlocutore con chi sta al governo.
Nell'accordo interassociativo non figura Coldiretti, organizzazione di peso nel panorama agricolo nazionale ed europeo, in quanto, come spiega il portavoce di turno di Agrinsieme, il presidente della Cia Giuseppe Politi, “di fatto si è autoesclusa con un programma economico che va in altra direzione”.
Agrinsieme però non è un contenitore chiuso come tiene a precisare il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, “Già ci si era avviati su una linea di collaborazione e sinergia – spiega -. Non abbiamo pensato né a intrusioni né ad esclusioni e, comunque, Agrinsieme non è un contenitore chiuso”. Il nuovo soggetto interassociativo intende subito avviare colloqui con i leader dei partiti in vista delle prossime elezioni per portare avanti le istanze agricole. Sull'agenda Monti che prevede un capitolo agricolo, il presidente di Confagricoltura osserva che “lo stesso Monti ha detto che è migliorabile e noi intendiamo migliorarla”.
C.d.G.