Una tempesta autunnale perfetta sta per abbattersi sul mondo del vino, nonostante la crescita dell’export (+15,6%) nel primo semestre.
A una vendemmia più povera (-9%) e ai prezzi di uva e sfuso in forte risalita, si aggiunge infatti l’onda lunga di shortage e rincari di materie prime e trasporti. Un incremento dei costi che varia dal 10 al 50% e che rischia di travolgere anche uno dei settori simbolo del made in Italy. E con esso i suoi consumatori. Lo denuncia una inchiesta esclusiva del prossimo numero del Corriere Vinicolo, il settimanale dell’Unione italiana vini (Uiv) in un servizio a puntate sul corto circuito che si sta generando a causa della crisi delle commodities generata dall’effetto combinato del blocco produttivo dovuto alla pandemia e di una ripartenza a doppia cifra. Alla vorticosa ascesa dei costi energetici (+138% sul 2020), con il barile che vale il 30% dello scorso anno, e della persistente crisi dei container – che porta a crescenti aumenti di costi e tempi di consegna –, si aggiungono infatti – secondo il settimanale in uscita l’11 ottobre – i prezzi delle materie prime utilizzate dalla filiera vite-enologica. Con i manufatti in legno che pagano tensioni altissime (+53%), seguiti da quelli in metallo, (+44%,) ma anche carta (+60%) e vetro (+20%). Nel numero, l’analisi geopolitica dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e le interviste ai responsabili delle associazioni di categoria degli importatori e trasformatori delle singole materie prime e di alcuni tra i principali fornitori delle aziende vitivinicole. Nell’uscita successiva, l’autunno nero tradotto in cifre finali per i produttori di vino, in una spirale inflativa che inevitabilmente genererà sovrapprezzi lungo la filiera difficili da gestire e con ripercussioni importanti anche per i consumatori.
C.d.G.