Scontro tra birra e vino. Una “lite” tra vicini.
Succede in Nuova Zelanda. Una delle cantine icona del Paese, Cloudy Bay, di proprietà del gruppo francese Lvmh, leader nel mondo per il commercio di brand di lusso tra cui oltre 60 fine wine, si è opposta al progetto di ampliamento di Moa Beer,uno dei primi birrifici ad essere sorto in una terra di produttori di vino. Entrambe le realtà ricadono in uno degli areali fiore all’occhiello del panorama viticolo del Paese, Rapaura, terra vocata a Sauvignon Blanc, che si trova nella regione di Marlborough.
Il birrificio ha messo in calendario un ingrandimento dello stabilimento per un investimento di 6 milioni di dollari Neozelandesi (poco più di 3 milioni di euro). Per i vertici della cantina, la costruzione della fabbrica su scala industriale avrebbe ricadute negative sul paesaggio incontaminato e rurale di Rapaura, dichiarando al giornale locale Marlborough Express che “un’operazione del genere danneggia la reputazione di questo areale mettendo a rischio lo sviluppo stesso – e affermando che – il birrificio non ha alcun legame con la terra come lo ha invece una cantina, un sistema che produce una volta sola l’anno contro una produzione di litri di birra che va a pieno regime per 365 giorni”. La protesta è approdata al Marlborough District Council's per fare valere le “ragioni di un territorio”, a detta della cantina.
Moa Beer, che produce circa 12 milioni di birra ogni anno, dall’altro lato vanta una concessione all’espansione del proprio stabilimento data al momento della fondazione, 10 anni fa, e ha risposto accusando, Cloudy Bay “di prendere il progetto di ampliamento come potenziale capro espiatorio per giustificare la flessione che starebbe vivendo sui mercati ultimamente questo territorio”.
C.d.G.