di Emanuele Scarci
I tre fratelli Boscaini serrano i ranghi.
La notizia che la Fondazione Enpaia (l’ente di previdenza degli addetti in agricoltura) ha rilevato sul mercato il 4% della società veneta, è stata seguita, poche ore dopo, dal comunicato al mercato della stipula di un patto parasociale triennale tra gli azionisti-fratelli Sandro, Bruno e Mario Boscaini, titolari ciascuno di una partecipazione del 24,5%, per un totale del 73,5% del capitale di Masi Agricola, società quotata all’Aim di Milano. I pattisti dichiarano di riconoscere e condividere le attuali linee guida strategiche del gruppo Masi, con particolare riguardo al segmento premium, al posizionamento territoriale nell’area delle Venezie, alla valorizzazione del family heritage, nonché alla catena del valore integrata ma flessibile. In sintesi, il patto parasociale prevede impegni di consultazione e voto per la nomina dell’organo amministrativo e diritti di prelazione e di covendita in caso di trasferimento delle partecipazioni sindacate.
Sleeping partner
Il pacchetto di Enpaia era inatteso, anche perché rilevato a prezzi vicini ai massimi quinquennali di un’azienda che, sebbene stia recuperando rapidamente la fase del lockdown, è lontana dalla redditività record dell’anno di quotazione: il 28% di Margine sul fatturato. L’11 marzo il Cda approverà i dati dell’esercizio 2021. Il 2020 si era chiuso con un fatturato di circa 52 milioni di euro e con un margine sui ricavi dell’11% circa. Enpaia è un socio dormiente: per avere rappresentanza nel Cda di Masi servirebbe un pacchetto di azioni di almeno il 7,5%, esattamente la quota raggiunta dall’imprenditore del fashion Renzo Rosso lo scorso 1 aprile, con un investimento intorno ai 5 milioni. Il doppio annuncio ravvicinato di Enpaia e del patto parasociale farebbe pensare a una concertazione tra le due mosse, ma non ci sono conferme. Allora i Boscaini hanno facilitato gli eventi per stoppare l’intraprendente Rosso e impedirgli di rompere il fronte familiare? Nessuno lo dirà mai.
Rosso in uscita?
Ora nonostante i due consiglieri in Cda, il proprietario di Diesel è meno forte di prima e difficilmente potrà fare la voce grossa per dare una scossa a una gloriosa cantina che negli anni ha perso smalto e non ha risorse sufficienti per crescere. Masi è sicuramente una tentazione anche per Santa Margherita (s’integrerebbe perfettamente), ma per ora rimane solo la partnership distributiva negli Usa siglata due anni fa. Rosso potrebbe anche valutare conveniente la cessione della partecipazione vista la plusvalenza maturata. Come ha fatto, nell’estate del 2020, con EcorNaturaSì.