di Emanuele Scarci
Con l’avvicinarsi della tempesta, Masi corre ai ripari: in marzo le vendite sono scivolate di quasi l’8% e in aprile a doppia cifra. La cantina della Valpolicella classica ha chiesto e ottenuto dalle banche 12 milioni in forma di finanziamenti chirografari (cioè senza garanzie) a medio-lungo termine.
Nel primo trimestre, Masi Agricola ha registrato un calo dei ricavi del 2,7% a 13 milioni che, al netto della compravendita one-off di prodotti di vinificazione di carattere accessorio, sarebbe stato del -7,7%. “È ragionevole attendersi impatti del covid-19 nel secondo trimestre e nei successivi dalle dilazioni di pagamento normalmente concesse ai clienti che si trovano tuttora nell’impossibilità di operare e di generare regolari flussi finanziari” spiega la società quotata in Borsa, all’Aim Italia. Nel primo trimestre “il calo complessivo dei ricavi – spiega Masi – è derivante principalmente dal travel retail e duty free, ma anche il mercato Italia ha registrato una significativa diminuzione, sia per le ridotte vendite all’horeca che dell’attività di Masi Wine Experience (i 7 wine bar Masi ndr). L’export si presenta sostanzialmente stabile, grazie a una performance positiva delle Americhe. Tutttavia guardando al secondo trimestre 2020, la diminuzione delle vendite si presenta al momento molto più severa, attestandosi nel mese di aprile a una doppia cifra e prospettandosi un maggio anch’esso pesante”.
Masi ha registrato crescite nel canale della grande distribuzione e dell’e.commerce, ma la sua struttura distributiva “si fonda prevalentemente sull’Horeca, come quella di tutti i produttori di vini a marchio premium”. Poi l’azienda conclude che “non è possibile stimare con sufficiente attendibilità l’impatto che l’emergenza da coronavirus potrà avere sull’andamento delle attività, né soprattutto è delineabile l’effetto che la stessa produrrà ex post in termini di stile di vita e relazioni sociali”. Gli effetti della pandemia rischiano di rallentare il progetto di rilancio della cantina veneta puntato sul rinnovo dei distributori internazionali e sullo sviluppo della Masi wine experience. Negli scorsi mesi l’azienda veneta ha cambiato importatore e distributore prima in Russia e poi in Germania. E anche negli Stti Uniti la famiglia Boscaini, dall’1 aprile, ha lasciato, dopo 7 anni, l’americana Kobrand wine e spirits per Santa Margherita Usa, controllata dalla famiglia Marzotto. L’azienda di Sant’Ambrogio in Valpolicella ritiene che i vecchi distributori non abbiano raccolto volumi proporzionati al posizionamento premium della cantina.
E’ stato avviato anche un progetto “al dettaglio” nel quadro del progetto Masi experience: sono stati inaugurati 7 wine bar. L’ottavo, a Monaco di Baviera, in Maximilianstrasse, è stato congelato dal virus. “Per ora andiamo avanti nell’implementazione della strategia – ha detto il presidente Sandro Boscaini – ma, se la stasi dell’azienda dovesse prolungarsi e incidere sui flussi di cassa, dovremmo modificare in corsa i nostri progetti”. Infine, la scorsa settimana Red Circle ha acquisito il 5% del capitale di Masi. Red Circle è la cassaforte di Renzo Rosso, proprietario del marchio Diesel e di altri marchi di moda. L’investimento è di natura finanziaria, difficilmente Boscaini si farà suggerire da Rosso che fare nella sua azienda. Ma secondo Equita Sim (specialist di Borsa di Masi) l’investimento di Rosso è di lungo periodo. E potrebbe supportare Masi nello sviluppo del concept Masi Wine Experience o in altre iniziative di brand building.