Il rilancio del Valpolicella superiore parte dalla Laguna. “Il Consorzio del Valpolicella è il regista di “una new wave produttiva e commerciale – ha detto il presidente del Consorzio vini Valpolicella, Christian Marchesini, in occasione dell’evento Valpolicella Venezia – Una visione strategica e condivisa che punta a incrociare le tendenze dei consumatori nazionali e internazionali sempre più inclini a premiare la qualità in abbinata alla versatilità. Per questo i produttori della denominazione sono sempre più orientati a scommettere sul Valpolicella Superiore modernizzandone anche i canoni di presentazione”. Tradotto significa che il Valpolicella Doc superiore dovrà avere un suo stile definito, riassumibile in un vino fresco, con un leggero appassimento, vocato alla destagionalizzazione delle occasioni consumo e capace di contrastare il trend crescente dei vini bianchi a discapito dei rossi. Il Consorzio è convinto che il “nuovo” stile del Valpolicella superiore si abbini anche ai piatti di pesce.
Il Valpolicella vale poco più di 18 milioni di bottiglie, di cui soltanto 4,5 milioni di Valpolicella superiore. Il Valpolicella superiore rappresenta una nicchia “ma è un nostro vino identitario e dobbiamo valorizzarlo – ha aggiunto Marchesini – Dobbiamo inoltre impedire il lento scivolamento verso il Ripasso che vale 32 milioni di bottiglie”. Il progetto del “nuovo” Valpolicella superiore in realtà è stato avviato un paio d’anni fa. Infatti in base a un sondaggio del Consorzio, risultò che il Valpolicella superiore è il prodotto su cui puntare per il 93% dei produttori della Valpolicella. Ma si doveva costruire un’immagine condivisa: per esempio, 6 imprese su 10 escludevano l’appassimento mentre le altre 4 ritenevano utile solo un breve passaggio. Complessivamente, oggi il 94% delle aziende producono o commercializzano Valpolicella doc Superiore e ritengono che ci sia ancora moltissimo potenziale inespresso, a partire dalla riconoscibilità e dal posizionamento. Il Consorzio della Valpolicella conta 2.400 aziende tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori su un territorio di produzione che si estende in 19 comuni della provincia di Verona, dalla Valpolicella fino alla città scaligera che detiene il primato del vigneto urbano più grande d’Italia: 8.600 ettari e un giro d’affari di oltre 600 milioni di euro, di cui più della metà riferiti all’Amarone.