Ho incontrato una coppia di amici di recente, non li vedevo da un po’ e mi è scappato un invito che faceva più o meno così: “Una di queste sere passate da me, mangiamo un piatto di pasta insieme”.
Noi di sera mangiamo le proteine, mi hanno risposto.
Tristezza (proteica però): questa è la cifra del nostro mangiare, ormai.
Nutrirsi senza gioia, sembra essere diventato il mantra di questo torrido millennio. Assumere nutrienti, in dosi prescritte e misurabili. Ci nutriamo, sì ma abbiamo smesso di mangiare.
La pienezza, un tempo era il massimo, per un cibo e per la vita. Ora da valore sta diventando sempre di più un disvalore, si sogna una vita piena ma si vive una vita senza.
La nuova moda, (trend, scusatemi) è il cibo senza: senza lattosio, senza grassi, senza alcol, senza glutine, senza nichel, senz’anima, riassumendo.
L’ auto somministrazione triste della proteina aristotelica, motore immobile di tutta la nostra alimentazione, le proteine sì, sono sempre tristi, morte e noiose, come il mondo in cui mangiano.
Dietro tutti gli inglesismi, almeno nel cibo nasconde quasi sempre una cosa poco bella, ma che in inglese suona meglio e quindi lo è un po’ di meno. Ad esempio l’Health & Wellness, tradotta meglio come nevrosi del benessere, non della salute. La salute a che fare con i rapporti umani, le amicizie, il sesso ovviamente e tutto quello che oltre a Miles Davis rende la vita degna, e umana, e questi cibi senza, di sano hanno ben poco.
Brillat Savarin, il più grande scriba gastronomico della storia, molti, molti anni fa già scriveva che l’animale si ciba, l’uomo mangia, l’homme d’espirit, si siede a tavola non solo per riempire lo stomaco ma per il piacere di farlo.
Quindi sì abolito ogni piacere sensoriale, sì il gusto un tempo era un senso, aveva a che fare con il corpo e non solo con la morale, non ci resta che il cibo che fa bene, il sapore è sopravvalutato, come la felicità del resto, la felicità è spesso calorica, troppo calorica per potercela permettere.
La nevrosi dell’Health tutto e dell’Health Washing quindi, dell’epoca nostra è quello della dissonanza cognitiva, farine di grani antichi a filiera cortissima, frutta esotica che arriva in aereo dall’altro lato del mondo, pescato a chilometro zero però nel sushi chissenefrega, sapori autentici, antichi, senza però le cose che servono per cucinarli, l’olio, il burro, lo zucchero, il sale.
Un breve elenco dei #TrendTristi:
–Guerra ai carboidrati, anche se sarebbero la colonna portante della dieta mediterranea se esistesse, e della cucina italiana se fosse italiana.
Ammettere in pubblico di mangiare carboidrati, è diventata una di quelle cose che ti rendono paria istantaneo, come non amare, o non guardare Sanremo, ma un tempo non li mangiavamo tutti ed eravamo più magri e felici?
Mangiare pizza e pasta, sono tra le attività più belle dell’essere umano, almeno tra quelle che si fanno con i vestiti addosso.
–Cibi autentici, genuini e precotti d’una volta (quale?) ma da non cucinare, fioccano, tristi, le opzioni di cose pronte, gli spaghetti di soia fast, zuppe istantaee, pronte in pochi minuti, tutto solo da riscaldare…
La vituperata minestra riscaldata ora è il nuovo trend.
–La carica insipida della proteine vegetali, ancora loro, non come si potrebbe pensare, non coloratissimi piatti di verdure fresche, quelle sì, mai tristi, ma una grevia (sicilianismo, lo trovate in questo libro) armata di barrette, snack, chips, ragù, polpette e bistecche plant based.
Tutto già ultra pronto, ultra processato, e ovviamente ultra proteico, (sarebbero aminoacidi, ma non proteine, ma va beh, pro suona meglio) emulsionati, addensati, stabilizzati, ma adattissime a diete ketogeniche dopo una settimana tutti smettono di seguire, e che fanno contenti solo quelli che le scrivono.
Pause pranzo veloci, chimiche, a base di cose che sanno di nulla cosmico, per potere fatturare, produrre, e guadagnare abbastanza per potersi permettere cene slow cucinate da altri, sembra questo, la direzione (scusate il trend), di quello che mangeremo, tutti in questo terzo, caldissimo millennio, una scorpacciata di proteine insipide, in confezioni colorate e piene di parole inglesi.
Il più grande artista italiano del 900, scrisse che la vita è una combinazione di pasta e magia, dal cibo del futuro, e anche del presente, sembrano mancare entrambe, se la magia è sempre più difficile da trovare, beh, la pasta, almeno quella, teniamocela stretta.