L'export del Made in Italy agroalimentare, con un valore di 41 miliardi di euro a fine 2017, ha raggiunto il suo primato storico e detiene una quota dell'8% sulle esportazioni dell'Unione europea (quasi 525 miliardi di euro).
Negli ultimi 5 anni le esportazioni “tricolori” sono aumentate del 23%, più di quelle dell'Unione europea (+16%) mentre il peso su quelle mondiali è passato dal 2,9% al 3,1% tra il 2013 e il 2017. Emerge dal “Rapporto sulla competitività dell'agroalimentare italiano” di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) presentato a Roma. Per Ismea “il ruolo del Made in Italy nelle esportazioni del settore primario europeo emerge chiaramente analizzando i prodotti in uscita dai confini nazionali” così “per le prime cinque voci delle esportazioni agricole, l'Italia è il maggiore esportatore europeo”: 35%-36% dell'export di mele e di uva, 47% di kiwi, 61% di nocciole sgusciate, 35% di prodotti vivaistici.
Le performance migliori arrivano dall'industria alimentare: quasi 34 miliardi di euro nel 2017, pari al 9% del valore delle esportazioni di prodotti alimentari europei, +7,5% rispetto all'anno precedente. L'Italia è il primo esportatore di pasta e di conserve di pomodoro con una quota del 65/66% dell'export Ue e il secondo di vini e olio d'oliva, al 27% e al 23%; con il 13%, è il quarto esportatore di formaggi e latticini.
Il rapporto evidenzia poi “il successo competitivo nei paesi dell'Est europeo (Bulgaria, Lettonia e Romania) e i progressi in Ucraina, Brasile, Marocco; positivi, ma meno significativi, gli aumenti della quota italiana in Australia, Stati Uniti, Canada, Argentina e Cina”. Mentre il saldo commerciale agroalimentare (importazioni e esportazioni), “è notevolmente migliorato, da -7,3 miliardi di euro del 2013 a -4 miliardi nel 2017”.
C.d.G.