di Roberto Chifari
Alla fine è tutta una questione di metro. L’ultima ordinanza del governatore siciliano Nello Musumeci dedica un intero capitolo alla ristorazione e alle linee guide per ripartire.
Chi ha scritto l’ordinanza ha preso in esame quella della Campania per fare un metro di paragone – è il caso di dirlo – con la Sicilia. Il riferimento, con tanto di asterisco, è ad una diversa interpretazione delle norme e delle distanze che pare tra le due Regioni non sia proprio lo stesso. E così i ristoratori, loro malgrado, sono costretti a seguire le linee guida della Regione con il metro alla mano. Chi sgarra viene punito. “Negli esercizi che dispongono di posti a sedere privilegiare l’accesso tramite prenotazione, mantenere l’elenco dei soggetti che hanno prenotato, per un periodo di 14 giorni – si legge nell’ordinanza -. Negli esercizi che non dispongono di posti a sedere, consentire l’ingresso ad un numero limitato di clienti per volta, in base alle caratteristiche dei singoli locali, in modo da assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra le sedute”.
Ed è qui che nasce l’inghippo che mette in crisi i ristoratori e sottolinea la differenza di misurazione tra due Regioni, perché per la Sicilia il metro va calcolato dalla sedia, per la regione Campania dal tavolo. Sì avete letto bene, una differenza sottile, ma sostanziale secondo il legislatore perché la differenza tra la seduta della sedia e il tavolo, al massimo sarà di 50 centimetri, ma tant’è che sull’ordinanza si è voluto puntualizzare anche questo aspetto. Sarà cura dei titolari dei ristoranti far rispettare la distanza tra le sedie e i tavoli dei vicini. Stesso discorso per i locali che dispongono di spazi esterni e che dovranno sempre rispettare il distanziamento di almeno un metro tra le sedute, ma anche qui altro asterisco per indicare che per la regione Campania “ritiene che la distanza di un metro vada calcolata dal tavolo”. A proposito dei tavoli, la Regione chiarisce che “i tavoli devono essere disposti in modo da assicurare il mantenimento di almeno un metro di separazione tra i clienti” e anche qui via di asterisco per indicare che in Campania si fa in altro modo. Stessa cosa vale per la consumazione al banco, che fortunatamente è consentita per prendersi un caffè al bar ma solo se può essere assicurata la distanza interpersonale di almeno “un metro tra i clienti”, almeno qui non c’è l’asterisco ma sorge un’altra domanda e se il bancone del bar è solo di un metro? E se mentre bevo il caffè alla distanza di un metro, dietro di me c’è una persona che la distanza minima non la rispetta? Di chi è la colpa? Forse mia che non ho abbastanza occhi? Del titolare che sta preparando un altro caffè e magari dà le spalle al cliente, oppure di chi è alla cassa e dovrebbe avere quattro occhi per controllare chi entra, chi esce, chi sta al bancone e chi invece gironzola per il bar? Comunque chi non può rispettare la distanza interpersonale se ne assumerà la responsabilità individuale, questo è chiaro ma non è chiaro quale sia il confine tra lecito e illecito, tra il possibile e l’impossibile. Insomma è tutta una questione di metro, quello tra la Sicilia e la Campania probabilmente non misura la stessa distanza, ma forse a volte basterebbe solo un po’ di buon senso.