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Scenari

“L’universo Lambrusco” a Taormina Gourmet on tour: tra colori, stili e territori, un vino ancora da scoprire

30 Novembre 2024
ph Vincenzo Ganci, Migi Press ph Vincenzo Ganci, Migi Press

Quando parliamo di Lambrusco ci sarebbe una cosa da sapere o da fare, prima di dire: spogliarsi da ogni pregiudizio che gli attribuisce etichette di ogni tipo. Parliamo di uno dei vini italiani tra i più venduti, tutelato da un Consorzio che rappresenta 70 soci e sei denominazioni tra Modena e Reggio Emilia. Sedicimila ettari vitati nelle due province, di cui circa diecimila dedicati a Lambrusco. Cinquanta milioni di bottiglie Doc, a cui aggiungere centodieci milioni di Igt. Sono numeri. Tanti. Riconoscere questa importanza è già un punto di partenza. Ma al Taormina Gourmet on Tour, durante la masterclass dedicata al “vino dell’allegria”, come spesso si dice e non in un’accezione negativa, il giornalista Daniele Cernilli (alias DoctorWine) ha aggiunto qualche informazione in più che vale la pena riportare. Il vino Lambrusco è un vero universo di colori, di stili e territori. “Riflette differenze di suoli e denominazioni e in particolare di metodiche produttive. Può essere un vino spumante ma anche un frizzante (fino a tre atmosfere di pressione interne alla bottiglia parliamo di vino frizzante). In Italia si producono 900 milioni circa di spumanti e 47 milioni sono Metodo Classico, il resto è Metodo Martinotti. In questa partita il Lambrusco gioca un ruolo decisivo, secondo al Prosecco. Un dato che ci permette di dare più attenzione al metodo Charmat, che in Italia conta e come”, dice Cernilli.

Ma si aggiunge altro. “Si parli pure di Lambruschi, perché siamo davanti a dodici vitigni e a sei denominazioni”, aggiunge il direttore del Consorzio Giacomo Savorini, durante la masterclass. Il mondo dei Lambruschi è insomma davvero un bel divertimento, un districarsi tra colori, sfumature, tecniche e tipologie, tra metodi classici, Martinotti, rifermentati in bottiglia o ancestrali. “Uno dei vini più antichi – continua Savorini – ma anche uno dei più moderni. Per alcuni “pop” o forse popolare perché è amato da diversi popoli al mondo. Sulla strada del successo in passato si è un po’ abusato del trend che lo ha portato ovunque nel mondo, ma adesso una nuova generazione sta ridefinendo la storia del vino Lambrusco per accrescerne il valore”.

A seguire la masterclass anche il presidente del consorzio Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci. “Chi declassa il Lambrusco, sbaglia – dice con tono assertivo Cernilli – Mentre spiega la differenza degustativa e riconoscibile al calice tra il Lambrusco di Sorbara, prodotto a Modena, al confine con Reggio Emilia, chiaro e giocato sull’acidità, più agile e aspro, e quello prodotto invece nella provincia di Modena, vicino a Maranello, dove il Lambrusco si fa più scuro, con tannini che diventano più importanti, ma che sono bilanciati dall’acidità. Oltre a rivelare grandi differenze, al calice i dieci vini mostrano uno spaccato produttivo che, seppur con le dovute differenze tra giovani vignaioli e cooperative, lasciano intuire l’identità territoriale e dei vitigni. Per ultimo vale la pena sottolineare un altro dato: il 95 per cento dell’uva utilizzata per produrre Lambrusco arriva da cooperative sociali. Esempio questo di grande capacità di fare squadra.

I vini in degustazione

Lambrusco di Modena Doc Rosè 2020 – Cantina Ventiventi
Un Lambrusco di Modena, un rosé, con una lievissima nota rosata. Al naso un frutto poco indietro di melagrana, al palato è giocato sull’acidità, accennata e piacevole.

Lambrusco di Sorbara Doc La Riserva – Paltrinieri 2022
Paltrinieri è il Sorbara. Uno charmat lungo, l’accento rosato è appena percepibile, cerca insieme acidità e cremosità. Tecnicamente si può dire che sia un Lambrusco di seconda generazione. Frutto e fragranza sono al servizio dell’espressione fruttata del vitigno, come metodo Charmat vuole. Un Lambrusco da ‘less is more’ o jazz, come sintetizza Cernilli.

Vigna del Cristo Lambrusco di Sorbara Doc 2022 – Umberto Cavicchioli E F.
Un Cru di Sorbara, un’espressione classica. Quello che ci si aspetta da un Lambrusco di Sorbara, con note di ribes, fragolina, melagrana. Coesistono frutto e fragranza. Un vino identitario. Una leggera nota tannica astringente viene subito travolta da un’acidità che regala piacevolezza.

Pietrarossa Lambrusco di Sorbara Doc 2023 – Pezzuoli
Qui il frutto vira verso l’amarena. Al palato la nota di astringenza è un po’ più evidente. Un Lambrusco più strutturato.

Rosa Matilde Lambrusco Colli di Scandiano e di Canossa 2023 – Cantina Puianello
Nota di melagrana evidente. Qui il tannino è meno presente, un vino assertivo, autentico

Dedicato ad Alfredo Molinari Lambrusco Salamino di S. Croce NV – Cantina di Carpi e Sorbara
Un Salamino di Santa Croce autentico. Il frutto più scuro, amarena in primis. Il tannino è dominante, evidente.

Signor Campanone/Brut Lombardin Reggiano Doc Lambrusco Spumante Brut 2023 – Cantine Lombardini
Un Lambrusco giovane con una nota di frutto piuttosto evidente che ricorda molto la ciliegia. Una bella presa di spuma con un’acidità vivace. Un Lambrusco completo e rappresentativo.

Il Ligabue Lambrusco Reggiano Doc 2023 Cantina Gualtieri
Con la sua spuma rosata, siamo davanti ad un Lambrusco in cui prevale la nota di fragola. Un po’ di residuo zuccherino intercetta la nota tannica e la ammorbidisce.

7Bio Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop NV – Cantina Settecani
Uno dei Lambruschi più tannici, con una nota evidente di amarena. Il residuo zuccherino va a bilanciare l’astringenza del tannino. Un Lambrusco “rock”, estrattivo.

Acino Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Secco 2023 – Corte Manzini
Anche in questo caso un Grasparrossa con note di ciliegia scura. Estrazione importante con un bilanciamento tra residuo zuccherino e astringenza tannica.