Un traguardo importante raggiunto per difendere la biodiversità italiana. Una piccola battaglia vinta contro gli Ogm.
E' starto firmato il decreto che vieta la coltuvazione del mai Mon810. Il divieto di coltivazione del Mais MON810 modificato geneticamente, prodotto dalla Monsanto la compagnia multinazionale di biotecnologie agrarie. Già ad aprile il Governo, le associazioni di categoria, con la Coldiretti in trincea, avevano chiesto all'Ue l'immediata sospensione della vendita. Adesso arriva la firma che scongiura la commistione tra colture geneticamente modificate e quelle tradizionali. Passo che si doveva compiere, alla luce della preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l’impatto negativo sulla ricchezza del patrimonio vegetale che vanta il Paese, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già evidenziati da un parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare reso nel dicembre 2011.
“Con i Ministri Lorenzin e Orlando avevamo preso un impegno preciso sugli Ogm, considerate anche le posizioni unitarie del Parlamento e delle Regioni – ha dichiarato Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo – Con il decreto che abbiamo firmato oggi vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l’Italia dall’omologazione. La nostra agricoltura si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi. Il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese”.
Il decreto è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di Organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal Governo francese e tuttora in vigore. Le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea, cui l’Italia si conforma, ribadiscono la legittimità di misure di coesistenza che salvaguardino le colture tradizionali e biologiche, e che dovranno essere adottate dalle Regioni con la sentenza n. 116 del 2006 della Corte costituzionale, nel quadro di una organica e condivisa disciplina statale che definirà principi comuni al fine di garantire il rispetto della libera concorrenza e della libertà di iniziativa economica, a parità di condizioni sull’intero territorio nazionale.
Slow Food accoglie con soddisfazione la notizia del decreto..”Si tratta di un atto estremamente importante che va nella direzione di ciò che chiede la larga maggioranza dei cittadini italiani e che noi consideriamo necessario per tutelare l'agroalimentare del nostro Paese – commenta Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia – .A lungo la nostra associazione ha portato avanti questa tesi davanti alle istituzioni preposte e facendo informazione tra i propri soci, i produttori, i consumatori. La firma dei tre Ministri oggi colma un vuoto legislativo, venutosi a creare negli ultimi mesi, che ci stava facendo precipitare nel caos”.