Si chiude anche per i Vignaioli indipendenti l’edizione 2023 di Vinitaly, che quest’anno ha visto la partecipazione corale nella collettiva Fivi di oltre 200 vignaioli provenienti da tutta la penisola, che hanno condiviso il padiglione 8 caratterizzato dall’ormai classico colore verde vigna. La presenza collettiva ha permesso ai Vignaioli di partecipare a questo importante evento italiano del comparto vino e di far assaggiare i propri prodotti ai moltissimi operatori e buyer che hanno affollato l’area Fivi, ormai punto di riferimento imprescindibile per chi cerca vini di territorio e di qualità. La presenza di molte figure istituzionali ha permesso inoltre di fare nuovamente il punto su un tema di grande attualità: quello dell’etichettatura. L’agenda dei Vignaioli indipendenti sta attualmente ruotando attorno a tre aspetti principali: l’inserimento della categoria Vignaiolo in etichetta, le informazioni ambientali e nutrizionali e le avvertenze sanitarie. Due gli obiettivi, come più volte rimarcato dalla Federazione: garantire trasparenza ai consumatori e regole chiare e semplici per le aziende vitivinicole.
Fivi è stata di recente molto attiva sulla questione etichettatura, tanto sul fronte nazionale quanto su quello europeo. Lo scorso 30 marzo, a Bruxelles, si è tenuta una tavola rotonda relativa all’inserimento di avvertenze sanitarie sulle etichette di vini e bevande alcoliche: un’iniziativa del governo irlandese, attualmente in fase di approvazione al Wto. L’evento, organizzato al Parlamento Europeo dalla delegazione italiana del gruppo Ppe, ha visto la partecipazione di istituzioni e stakeholder del settore, tra cui anche Fivi, rappresentata dal presidente Lorenzo Cesconi. In quell’occasione Cesconi ha usato parole chiare per spiegare la differenza tra il vino e gli altri alcolici: “Il vino nasce dalla fermentazione del mosto: è un prodotto naturale che non deriva da una ricetta, ma nasce in un determinato luogo in un determinato momento. È un prodotto unico e non riproducibile, che educa il consumatore a indagare sulla sua origine e sulla sua qualità intrinseca, e a valutare attraverso il vino il valore del luogo di provenienza. Per questo va trattato in modo diverso dalle altre bevande alcoliche, e va tutelato il lavoro di chi lo produce con attenzione alla qualità e al territorio: perché dove non ci sono i Vignaioli, perlopiù c’è l’abbandono e il degrado territoriale”. E nello specifico delle normative europee sulle etichette ha aggiunto: “I Vignaioli richiedono delle regole armonizzate su tutto il territorio europeo, per permettere anche alle aziende più piccole di godere realmente dei benefici del mercato unico”.
Anche a Vinitaly si è presentata l’opportunità per ribadire pubblicamente alcune priorità. In occasione della tavola rotonda su Health Warning e stili di consumo, con la presenza di rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura, di medici ed esperti, introdotta da Livio Buffo di Oscarwine, Fivi è intervenuta nuovamente sul tema. Il presidente Cesconi ha ribadito il valore del vino e della viticoltura, del suo radicamento sul territorio, del suo fondamentale apporto alla definizione del paesaggio storico italiano, patrimonio incommensurabile del nostro Paese. “Il vino è un prodotto rurale, che nasce come parte della dieta quotidiana: forse bisognerebbe ritornare a quella dimensione e a quella semplicità, per educare a un consumo responsabile e limitare l’abuso. I vini dei Vignaioli sono per loro natura strumenti validissimi per definire un modello di consumo consapevole: quando si beve un vino di Vignaiolo, si è portati a conoscere un pezzo di territorio e di storia italiana, oltre alla cultura e alla personalità del produttore, e questa attenzione prevale inevitabilmente sulla ricerca dell’ebbrezza fine a se stessa. Lo abbiamo visto in questi giorni a Vinitaly, ne abbiamo prova evidente al Mercato dei Vini, che quest’anno si terrà a Bologna l’ultimo weekend di novembre: chi ama il vino dei Vignaioli vuole sapere cosa beve e lo fa in modo curioso, attento e responsabile”.