(Peppe Causarano e Antonio Colombo)
di Clara Minissale
Peppe Causarano e Antonio Colombo lasciano Locanda Gulfi. Dopo tre stagioni trascorse ad occuparsi rispettivamente della cucina e della pasticceria, i due chef mantengono il sodalizio professionale e lo esportano al di fuori della struttura di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa.
“Sono stati tre anni importanti per la nostra crescita professionale e per questo vogliamo ringraziare la famiglia Catania, proprietaria della struttura – dicono – perché non è da tutti essere messi nelle condizioni di esprimere la propria cucina avendo a disposizione grandi materie prime. Per noi lavorare alla Locanda è stato come essere su un grande palcoscenico, ma adesso è ora di andare per la nostra strada. Si è chiuso un ciclo e adesso perfezioneremo il nostro progetto per aprirne un altro”.
Quale sia il loro futuro i due chef non vogliono ancora svelarlo, ma resteranno in Sicilia e con buona probabilità in quella parte orientale dell’isola che in questi anni li ha visti protagonisti di una cucina innovativa con dolce e salato sempre a braccetto.
“Lavorando insieme abbiamo capito che salato e dolce devono andare di pari passo – spiegano – e così abbiamo creato questa unione professionale”. Uniti e vincenti è il loro auspicio, sia che lungo la strada ci sia ad attenderli una nuova struttura, sia che, invece, decidano di dar corpo ai loro progetti con le loro sole forze “cosa che, naturalmente, auspichiamo”, dicono in coro.
Peppe Causarano, 31 anni, originario di Scicli, dopo alcune esperienze in Germania, è stato sous chef di Andreas Zangerl, quindi ha lavorato al “Metropole” per poi approdare come chef di cucina al ristorante “Fattoria delle Torri” di Modica dove, con Peppe Barone, ha perfezionato la sua idea di cucina.
Antonio Colombo, 26 anni appena compiuti, ha lavorato al fianco di Andrea De Bellis primo pasticcere nel ristorante romano di Filippo La Mantia, quindi si è spostato a Londra dove ha lavorato con Giorgio Locatelli. Rientrato in Sicilia, ha lavorato con Accursio Craparo e Peppe Barone.